Alla
fine di gennaio 2014 si terrà il congresso nazionale di Sinistra
Ecologia e Libertà.
Fra
il 22 e 23 novembre, a Calcinaia, si riunirà il
congresso federale di Pisa.
Quando
nell'agenda ti casca l'occhio su questi appuntamenti e sei una
persona impegnata da anni nelle forze politiche o nelle
organizzazioni sociali, provi un certo interesse.
Anche delle emozioni. Finanche entusiasmo.
Poi,
se hai un minimo di lucidità, poggi i piedi per terra, spingi il
naso oltre il portatile e vedi le facce che ti stanno intorno.
Ragazzi che scorrono rapidi le pagine di un esame per confermare una borsa
di studio. Ricercatori con un sorriso scanzonato ma che sai
perfettamente dovranno fare i salti mortali per non restare nel
perimetro della precarietà a vita. Semplici disinteressati. Quello
lì che mi fa le pulci ogni volta che gli consegno un volantino in carta non riciclabile. E
quell'altra con cui -maremmamaiella!- devo prenderci assolutamente un
caffè. Per parlarci di politica, beninteso.
Con
i piedi e la testa nella realtà. Per provare, come mi consiglia
quella movimentista di Tiziana, a non essere politicista. Il che,
detto da una neo-movimentista...
Se
cominci a esulare dalle filastrocche di Nichi e t'immagini che senso
possa avere la militanza politica per chi ti sta intorno e prova
anche la più grande indifferenza, forse caschi nello scoramento. O,
almeno, provi a tacere un po'. Perché, fino agli anni Ottanta, aveva
senso il Partito che veniva da te a “insegnare”. Adesso, sono le
persone a scegliere di dare o non dare qualcosa ad una esperienza
collettiva.
Lasciamo
stare per un attimo la sociologia.
A
che serve, nell'epoca della post-modernità, la sinistra?
A
che serve, in particolare, la sinistra eventualmente organizzata in
partito?
Renzo
Ulivieri ha portato un contributo apprezzabile e interessante.
Contro
ogni idea antistorica di chiudersi in una nicchia identitaria, contro
ogni idea minoritaria di assimilarsi in maniera acritica in un
indistinto “centrosinistra”, il “compagno Mister” si pone una
domanda. C'è bisogno di sinistra?
La
bellezza della riflessione è il suo coraggio di rompere le barriere.
Di non essere schiavo del provincialismo ma di parlare a una cornice
ampia, evitando polemiche spicciole.
C'è
aria di sinistra nella vicenda dello shutdown degli Stati Uniti.
Il blocco dei finanziamenti al governo federale, imposto dai
conservatori (maggioritari in uno dei due rami del Congresso) e che
ha spinto al ricatto il presidente Obama: o la fine della riforma
sanitaria che ha garantito a milioni di indigenti statunitensi le
cure mediche di base o il crollo della macchina amministrativa degli
Stati Uniti e l'abisso della bancarotta. Barack Obama, non certo un
comunista, ha vinto, tenendo il colpo e chiamando a raccolta i suoi
concittadini in una sfida aperta contro l'ineguaglianza, contro
l'austerità. I diritti sociali, l'uguaglianza e le pari opportunità
costituiscono una concreta possibilità, dunque. Spiegatelo al
"nientalista", per favore.
C'è
bisogno di sinistra, dopo i durissimi risultati del primo anno di
governo socialista in Francia. Malgrado
i
positivi input lanciati in campagna elettorale e una serie di
importanti conquiste (legge sui matrimoni omosessuali, 1 miliardo in
più su scala pluriennale alle borse di studio e alla ricerca,
agganciamento dello stipendio dei manager di Stato a quello degli
impiegati in un rapporto massimo 20:1, riduzione degli stipendi dei
politici) l'azione della sinistra di governo traccheggia ed è incerta. I
socialisti vengono ormai battuti in ogni confronto elettorale
parziale. E non vengono sconfitti dal “centrodestra repubblicano”,
ma dal Fronte Nazionale di Marine Le Pen, oggi in testa in tutti i
sondaggi.
Se a questo aggiungiamo il perdurante consenso dei
conservatori in Germania e le difficoltà con cui la socialdemocrazia
sta provando a incassare un programma comune di governo non del tutto
egemonizzato da Angela Merkel -emblematica la vicenda del salario minimo- non possiamo che domandarci: c'è
davvero bisogno di sinistra?
Gli
eventi ci consegnano alcune riflessioni, fondamentali
da assumere affinché l'adesione al PSE non sia solo un comodo apparentamento, la preferenza di un “campo”, magari più
organizzato dei Verdi e della Sinistra Europea. Un PSE che ho
imparato a conoscere, dall'interno, proprio nel caso francese. Le
principali forze politiche del PSE, in testa la socialdemocrazia
tedesca, hanno
espresso una condotta politica autistica, pavida, tatticista.
Hanno
rifiutato di riconoscere esperienze altre rispetto a sé.
Ancora
peggio, non hanno provato a problematizzare input provenienti da
forze pur cariche di limiti come Die Linke o Syriza; quest'ultima, in
particolare, non è una esperienza da riprodurre seccamente con tono
minoritario, come alcuni esprimono: Syrizia esprime la radicalità
ponderata di forze d'alternativa che credono nell'Europa dei diritti,
della democrazia e dell'uguaglianza sociale.
Riconoscere il bisogno
di sinistra implica aderire al PSE, dunque, per rompere con
l'autismo, aderire importando un patrimonio collettivo importante.
Nel
documento nazionale presentato per il secondo congresso di SEL, Nichi
Vendola afferma che il Partito Democratico, che oggi finisce la prima fase congressuale dando una maggioranza relativa a Matteo Renzi, non è il nostro destino.
Espressione importante. Forse un po' limitata. Dettagliamo. Altrimenti che congresso è?
Morire
di tatticismo non deve essere il nostro
destino.
Attraverso la fase congressuale abbiamo
l'occasione di acquisire il senso profondo della quotidianità
nell'azione politica: anche da qui si può cogliere l'utilità, il
bisogno di sinistra. C'è un bivio di fronte a noi: rinchiuderci in
avamposti marginali o puntare in alto, sprovincializzando il
dibattito, dando linfa alla nostra politica. Come direbbe un
meraviglioso compagno come il pisano Stefano Scorrano, rendere il
partito un laboratorio collettivo, una casa accogliente in cui
praticare democrazia.
L'urgenza
di questa speranza è data dalla fase che viviamo.
Le
larghe intese sono il baratro dei rinvii, dei silenzi, delle
pacificazioni più inique. Dei finti finanziamenti all'istruzione col
DL 104/2013 (“decreto Carrozza”), della sostituzione dell'IMU con
l'IVA al 22% e con una tassazione che, come hanno posto i movimenti
universitari, graverà su soggetti deboli come gli studenti
fuori-sede.
Nell'Italia
del 40,1 % di disoccupazione giovanile, io non ho bisogno di Marco
Travaglio, degli editoriali di Scalfari, delle lacrime da coccodrillo
dopo Lampedusa. Voglio buone idee e il coraggio di praticarle.
Buone
idee come le “sette parole” della campagna nazionale di SEL, “la
Strada giusta”. Anche qui, come praticare la buona politica?
Prendendo le campagne nazionali e studiarle, applicandole al nostro
territorio. Basteranno due esempi.
“Piano
per il riassetto del territorio e per i beni culturali”.
È la chiave di lettura del destino della Sapienza, che può vedere
il nostro protagonismo facendo leva sulla nostra presenza al governo
della
città.
Oppure dobbiamo aspettare altrui uscite pubbliche sulla stampa?
“Piano
per il finanziamento delle start-up”. Uno
dei titoli dei giornali dell'inizio della settimana indica la
presentazione attraverso l'Internet Festival di ben 50 start-up,
imprese agli esordi dell'attività. Pisa significa polo tecnologico
di Navacchio, CNR, Università, Sant'Anna, Scuola Normale Superiore.
Come non indicarla come sede preferenziale per capire strategie e
mezzi con cui rilanciare l'impresa fondandola su una positiva
funzione sociale?
Iniziativa,
riconoscimento delle competenze presenti nel nostro partito,
responsabilizzazione collettiva rispetto alle campagne perché non si
trasformino in una oziosa distribuzione di volantini. E non fatto riferimento alle vicende di #fossabanda ed #excolorificio, quest'ultima ben descritta dal compagno Francesco Biagi.
Dunque,
Pisa. Città che ci vede al governo, dopo una fase di
travaglio e dibattito. Una fase del passato, con cui chiudere i conti
in maniera intelligente, dimostrando di aver imparato qualcosa, così da non essere ostaggi dei fantasmi.
Assumere
responsabilità di governo è una espressione che si può declinare
in molti modi.
Due
sono quelli che preferisco, perché descrivono la cifra della nostra
iniziativa, non solo nella Pisa in cui c'è una alleanza di governo,
ma anche e soprattutto a livello nazionale, laddove le speranze
-politiciste, in buona parte- di Italia Bene Comune sono crollate per
ceti dirigenti pavidi e per una tattica definizione di
“centrosinistra”. Si parli di “centrosinistra”, di "campo largo dei democratici", di "progressisti" come di
“paletti programmatici”, bisogna dirsi chiaramente che o queste
formule sono riempite di un contenuto politico qualificante e capace
di rendere utile lo strumento di un partito autonomo, o non hanno
senso. Sono formule vuote, autoreferenziali e prive di senso quando parli con i giovani che vivono l'inoccupazione o quando ti confronti con chi vive il biocidio nella Terra dei Fuochi.
Così
come non ha senso un partito autonomo.
Due
espressioni per declinare la nostra azione?
Lealtà
competitiva. Aggressività pensante.
Una
alleanza di governo può essere uno strumento del cambiamento o un
mezzo per traccheggiare. Il nostro sindaco, Marco Filippeschi, ha
riassunto il programma di mandato 2013-2018 in poche e
significative espressioni. Per noi sono precisi impegni, su cui fare
riflessione, proposta, confronto.
Crescita
di qualità e coesione sociale.
SEL dice tassazione equa, quando
decideremo gli importi delle
nuove tassazioni.
Partecipazione
e trasparenza.
SEL dice ampliamento razionale
del ruolo e della legittimazione del CTP,
gestione trasparente delle aziende partecipate.
Quartieri
vivibili.
SEL dice rifiuti zero e porta a
porta. SEL dice no agli spazi inutilizzati, agli immobili
lasciati sfitti, in barba alla funzione sociale della proprietà che
abbiamo riaffermato con la nostra
posizione sull'ex Colorificio.
Città
dell'innovazione. Turismo attrattivo e relazioni internazionali.
SEL
dice centralità politica della cultura e del sistema dell'alta formazione, a condizione di un progetto di recupero della Sapienza, di una correlazione fra servizi e presenza dell'università, di
responsabilizzazione dei poli
di ricerca.
Una
forza tranquilla al servizio del cambiamento.
Partito-laboratorio
significa studio e proposta, unici strumenti di incisione politica
laddove il tesseramento svela le nostre debolezze. Significa metodo,
a partire dalle piccole cose, dalla quotidianità. Significa giocare
la partita della propria autonomia in maniera intelligente e inclusiva.
Perché l'alternativa è non giocare la partita.
Il nostro percorso
verso la definizione dell'organizzazione e la programmazione delle
sue priorità politiche nel corso dell'anno deve rispondere ai
problemi individuati da tempo.
Coordinamento
come strumento più esecutivo e articolato per aree tematiche aperte
ai non iscritti e deleghe, perché non sia la mera riproduzione, in
piccolo, del dibattito assembleare.
Uso
consapevole della comunicazione politica.
Auto-formazione
sui temi, sui metodi e sulle pratiche della politica, perché
rifiutiamo la tuttologia.
Uso
accorto degli strumenti di relazione e dibattito informatico, perché
le reti sociali non divengano un vuoto sfogatoio fine a se stesso.
Ho
imparato da un vescovo pugliese, fondatore di Pax Christi, una frase
che ho trovato sorprendentemente nell'ultimo libro di un ex primo
ministro socialista francese.
La
politica è un atto d'amore. Con
finalità e strumenti reciprocamente coerenti.
Questo
non implica la riduzione del dibattito all'unanimismo, né tanto meno
la riproduzione del dibattito in schemi cristallini e permanenti.
Significa dare il proprio personale 100% nello sviluppo della buona
politica, impegnarsi a fondo, con argomenti e coscienza, nei
dibattiti, con radicalità. Assumendo l'idea della comune prospettiva
perché, se non c'è stata una sintesi e abbiamo fatto legittimamente
ricorso al voto, dopo questo non ci siano astiose e inutili
ringhiate, ma compagne e compagni che si prendono per mano e
viaggiano insieme.
Purché
non sia un atto d'amore incompreso.
' terminato ieri sera i due giorni di congresso provinciale pisano di SEL. (
RispondiEliminaNe viene fuori lo spaccato italiano di SEL: un partito con due precisi orientamenti, uno filo PD e uno per un partito autonomo capace di allargarsi e essere riferimento per la sinistra.
Poi, tra i filo PD, ci sono due correnti:
"quelli che ....con il PD basta che respiri" e "quelli che... si potesse essere insieme a Civati"
A Pisa la maggioranza dei quadri del partito è filo PD.
Noi di San Miniato siamo nella minoranza.