martedì 14 aprile 2015

Cambiamento per la vita

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L’altra Europa per le vite

Marcello Buiatti
biologo genetista e filosofo della biologia



 

 
Chi scrive è un vecchio comunista membro della Direzione del PCI della Regione Toscana e un ambientalista Presidente della Associazione Nazionale Ambiente e Lavoro che si è sempre occupata dal tempo del disastro di Seveso del rapporto fra lavoro, produzione e ambiente che parte dal concetto che le vite tutte sono strettamente collegate in quello che noi chiamiamo ambiente di cui peraltro facciamo parte. Diceva Hans Jonas*, un grande filosofo e biologo, che la diversità degli esseri umani dagli altri viventi può essere sintetizzata con tre simboli. Il primo è la “immagine” (pittura, scultura ecc.) che negli umani e solo in loro non è fotografia ma uuna versione inventata nel nostro cervello dell’oggetto che si vuole riprodurre. Il secondo è lo “strumento” che non è altro che la proiezione di una immagine sulla materia fatta con il fine di usare il prodotto per migliorare le vite. Il terzo è infine la trascendenza simbolizzata dalla “tomba” e dal pensiero di altre possibili vite dopo la morte. Da tutto questo deriva la enorme capacità degli umani di cambiare sé stessi e il nostro Pianeta e cioè la capacità di “inventare” pensieri ed oggetti per migliorare le nostre vite. Purtroppo gli umani sono passati da due livelli diversi di alienazione dalla vita che hanno portato e stanno portando alla distruzione di quella che ogni tanto chiamiamo la “vita buona” e cioè la vita che si riproduce e cerca di migliorare continuamente. Il primo livello di alienazione caratteristico della Epoca moderna, è consistito nel credere che gli umani possono fare della Terra una gigantesca macchina da loro costruita senza conseguenze negative. Così non è stato perché la “macchinizzazione delle vite significa la morte visto che per l’appunto le macchine sono morte.


Da lì vengono la distruzione dell’ambiente, il cambiamento climatico, molte nuove malattie nel lavoro e fuori di esso, le catastrofi continue e sempre più frequenti e terribili che , secondo tutti i dati in nostro possesso aumentano di numero in modo esponenziale. La stessa vita è andata perdendo di importanza perché era ed è sempre meno importante perché l’obiettivo è stato quello di aumentare i manufatti e non il miglioramento delle vite umane e non umane. Contro le aberrazioni di questo tipo in Italia ma poi in tutto il Mondo si sono levati i lavoratori ma anche gli ambientalisti ed altre forze che puntavano e puntano sulla produzioni sì ma di vita buona per tutti. Ora tuttavia siamo nel secondo livello di alienazione perché, chiarito che la produzione infinita di oggetti da vendere non è possibile e quindi ci sono limiti alla cosiddetta crescita continua ci ha portato a cambiare radicalmente l’economia che dall’aumento infinito di beni è passata alla crescita infinita del denaro online. In questo momento gli economisti ci dicono che oltre il 90% del mercato non è di scambio di beni ma di monetaonline il che significa ovviamente anche diminuzione del lavoro e delle industrie e la vittoria almeno temporanea della speculazione e delle banche.Tutto questo comporta quindi di fatto un cambiamento nelle vite umane e la riduzione continua del loro significato visto che stiamo diventando tutti come il mitico Paperon dei paperoni che sguazzava nelle monete e non nel cibo, e lo stesso Re Mida che però, come il primo almeno toccava con mano il suo avere e non si limitava come ora a godere dei cambiamenti delle Borse. Il considerare la vita meno importante della moneta online ha comportato e sta comportando la crescente debolezza del concetto di prevenzione e degli strumenti essenziali per effettuare la conservazione e il miglioramento dell’ambiente e la sicurezza nei luoghi di lavoro ma anche nelle città e nelle campagne, tutte infestate dagli effetti della economia reale e non mitigate per la mancanza degli strumenti medici e di conservazione ecologica sempre meno finanziati e costruiti.

  Il nostro paese non è per niente indenne da tutto questo tanto che è stato il grande Agnelli che ha a suo tempo capito la nuova economia ed ha fatto vendere a Romiti i brevetti più interessanti della Fiat alle altre case automobilistiche per investire in borsa il ricavato.Da qui una serie di conseguenze che ben conosciamo  quali la riduzione drastica della mano d’opera e quindi il licenziamento dei lavoratori, la distruzione delle spese per la prevenzione nelle fabbriche e nelle città da queste inquinate (vedi ad esempio ILVA), quelle per la sanità a tutti i livelli per non parlare della assenza del concetto stesso del cosiddetto “adattamento” al cambiamento climatico che significa prepararsi a rendere meno pericolosi i cosiddetti disastri ambientali diminuendo il degrado delle nostre terre tutte, quelle coltivate e le altre, risparmiando l’acqua e la energia, aggiustando le colline, scegliendo nuove varietà di piante e nuove razze animali più adatte, trovando nuove medicine per le nuove malattie dovute appunto al degrado generale ecc.
Le forze che stanno costruendo la “Altra Europa” ma anche quelle analoghe che si stanno muovendo nel Mondo hanno il compito fondamentale di puntare sul miglioramento delle vite reali diminuendo la forza del sistema finanziario e tornando alla utilizzazione del denaro, non per aumentarlo in quanto tale, ma per usarlo per il rilancio del mercato reale in tutti i settori che hanno a che fare con la vera “vita buona”e cioè una vita che cerchi di auto-conservarsi. In altri termini dobbiamo tentare di seguire gli insegnamenti di chi come ad esempio Giovanni Berlinguer hanno lavorato per il ritorno alla salute dei lavoratori e in genere dei deboli, degli ambientalisti che devono poter incidere per la mitigazione e l’adattamento del cambiamento climatico, degli “economisti atterriti” come si sono chiamati in Francia quelli che vogliono fermare la finanziarizzazione della vita, dei lavoratori in quanto tali con le loro organizzazioni che almeno diminuiscano la rigida organizzazione in classi sociali ecc.
Certamente un cambiamento così non è affrontabile solo dalla Altra Europa di ora che si deve necessariamente alleare ad altre forze che vanno dal sindacato in particolare di CGIL, la coalizione di Landini, le associazioni ambientaliste, gli economisti di sbilanciamoci con uno dei quali ( Mario Pianta) lavoro da un po’ di tempo ai Lincei ed altri della stessa area, le associazioni ambientaliste come Ambiente e Lavoro di cui sono Presidente, Legambiente, WWF  che da sempre si occupa di salute dei lavoratori, ISDE una associazione su salute e Ambiente, tutte iniziate almeno in parte da Giovanni Berlinguer** purtroppo non più con noi adesso ma sempre attive. Insieme a queste naturalmente una coalizione importante per i temi di cui sto parlando non può non essere anche collegata con la conoscenza e la rinascita dai saperi di tutti e delle organizzazioni che uniscano la diversità delle conoscenze necessaria per la rinascita delle vite connesse del nostro Pianeta.Purtroppo se si prescinde da SEL e Rifondazione Comunista che sono due veri Partiti, una coalizione del genere che indicavo, necessaria al rilancio delle nostre vite individuali e collettive, non può alla lunga non stabilizzarsi in forza politica capace di affrontare una vera e propria campagna come è successo con Syriza e, in parte con Podemos e altri movimenti presenti nel Mondo. E’ ovvio infatti, almeno per me, che la coalizione di Landini è molto importante ma né da sola e nemmeno con le altre associazioni riuscirebbe a cambiare le leggi necessarie per una modificazione drasticadel nostro Paese in tempi relativamente vicini. In questo momento l’Altra Europa è impegnata nelle elezioni regionali che devono essere un punto di partenza se si vuole cominciare a costruire la coalizione di cui parlavo, ma certamente anche una vittoria importante nelle Regioni non potrà da sola cambiare l’Italia cosa che può succedere solo se dalle sperabili vittorie esce una unificazione delle coalizioni regionali come inizio di un vero e organizzato movimento nazionale che spinga verso le elezioni nazionali e quindi la eliminazione del Governo Renzi.
Perché avvenga questo l’altra Europa non può che essere una coalizione che alla lunga diventi unica forza politica abbandonando i localismi e tutte le divisioni che si sono avute giù con la semplice formazione delle liste e hanno per ora impedito la trasformazione dei Comitati in una unica, potente e chiara forza politica unitaria. Mi rendo conto che in Italia non abbiamo una persona come Tsipras né chi dirige Podemos e siamo purtroppo in un Paese in cui si vince se si ha un Capo, ma non riusciremo mai a vincere se la nostra lotta non diventa lotta unitaria di persone, gruppi, associazioni, partiti piccoli e non, ecc. come è del resto successo nella storia di tutte le rivoluzioni. Questa che vogliamo è proprio una rivoluzione che si unisca alle altre sparpagliate in tanti Paesi del Mondo in modo da essere in grado di tornare alle vite non solo nostre ma di tutta la Biosfera senza le quali i singoli sono necessariamente avviati verso la fine almeno della nostra specie e, come sta già succedendo da tempo della biodiversità degli esseri viventi della Terra.
 
*    Hans Jonas
Nato in Germania nel 1903, dove compì gli studi, ebreo, fu costretto dal nazismo ad emigrare, prima in Inghilterra e poi, in Palestina e in USA, Hans Jonas, ...

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it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Berlinguer
Commenti:

Giuseppina Lucignani  

Grazie professore ! Una "bischerata"(così tu hai definito questo intervento) piena di spunti di riflessione soprattutto per chi, come me , ha nell'ambientalismo la ragione della scelta di fare politica attiva. Coniugare ambiente / salute / lavoro,non é una missione impossibile , anzi, molto si potrebbe già fare. Ma oggi é anche più difficile che in passato. Quando i partiti della Sinistra hanno accettato di assumere come parametro del buono e del giusto il mercato e la mercificazione del lavoro la battaglia era già persa e l'attuale mutazione del PD in un partito di destra non é altro che la conseguenza di decisioni prese negli anni '90". Un' altra Europa/Italia / Toscana sono possibili? Lo spero! Noi ci impegnamo.

sabato 5 luglio 2014

Le due sinistre [contributo di Paolo Conte]

Era il 5 luglio di due anni fa quando Mario Tronti, dalle colonne dell’Unità, sosteneva che per la sinistra italiana fosse finalmente giunto il momento di dar avvio ad una nuova stagione storica in cui porre fine alla rigida bipartizione fra riformismo e radicalismo. Nell’articolo, emblematicamente intitolato È ora di superare le due sinistre, il padre dell’operaismo italiano sosteneva che teoria e pratica delle “due sinistre” non avessero più ragion d’esistere in seguito al «terremoto che ha devastato l’Italietta berlusconiana» e, soprattutto, a causa dello sviluppo di «tutta la fase neoliberista del capitalismo-mondo». Netta, infatti, era la sua condanna degli esiti politici e dei risultati storici raggiunti da entrambi i percorsi imboccati dalle due anime della sinistra italiana degli ultimi 25 anni: «da un lato la radicalizzazione movimentista no-global e new-global, dall’altra le Terze Vie e il neue Mittel. Nemmeno antagonisti e riformisti, piuttosto contestatori e liberisti. Fallimentari sia lo scontro nelle piazze, sia la coalizione al governo. Due entità, infatti, imprecise, e provvisorie, non autonome, incapaci di vera autonomia, culturale e politica, sia l’una che l’altra, vittime o delle proprie parole d’ordine o dei propri atti gestionali».

Da subito fu evidente come l’articolo, che anticipava di alcuni mesi le elezioni tenutesi nel febbraio successivo, avesse alla sua base l’obiettivo politico-culturale di favorire la costruzione di un nuovo cantiere politico della sinistra italiana. Tant’è che lo stesso Tronti sosteneva che i mesi successivi sarebbero dovuti essere «impiegati per definire una mappa di percorso» finalizzato «a delineare la forma organizzata con cui il progetto di governo della sinistra si presenta di fronte al paese»Più che un semplice editoriale, dunque, si trattava una vera e propria proposta di governo. E non era un caso, pertanto, che l’articolo apparisse in prima pagina sul quotidiano allora diretto da un giornalista, quale Claudio Sardo, molto vicino all’aspirante premier Bersani. Così come non era un caso che lo stesso Tronti sarebbe poi stato candidato, ed eletto, proprio nelle file del Partito Democratico. Ma la proposta del superamento delle due sinistre se da un lato serviva a Bersani per rafforzare l’anima socialdemocratica del suo partito ed eliminarne (o almeno attutirne) le suggestioni liberali che pur stavano in quei mesi prendendo corpo in diversi suoi esponenti cattolici e giuslavoristi, dall’altro non avrebbe mancato di favorire un interessante dibattito anche in altri e più vasti settori della sinistra – politica ed intellettuale – italiana. Prendeva corpo, così, lo spirito che avrebbe portato alla nascita della coalizione Italia Bene Comune e che avrebbe potuto segnare la formazione di uno dei governi più a sinistra della storia repubblicana d’Italia.

Significativo, a tal riguardo, che il primo a commentare le parole di Tronti fosse, e pour cause, uno dei principali alleati di Bersani quale il leader di Sinistra Ecologia e Libertà Nichi Vendola, che, già il 6 luglio, sempre dalle pagine dell’Unità riprendeva e rilanciava la proposta del superamento della rigida bipartizione fra riformismo e radicalismo. Vendola, in un editoriale dal titolo Dopo le due sinistre, auspicava – sia la forza politica di cui era presidente che per tutto il mondo della sinistra italiana – un lavoro di media-lunga durata volto a «costruire una comune soggettività politica»

L’identità di tale soggetto doveva articolarsi intorno a tre grandi assi portanti: la «valorizzazione del lavoro», tale da «invertire il metodico processo di sgretolamento» causato dall’egemonia liberista; la costruzione degli «Stati uniti d’Europa», in grado di riformare l’assetto istituzionale dell’UE ed armonizzare i diritti di tutti i popoli del “vecchio Continente”; e la lotta alla «crisi morale e di valori» lasciataci in eredità dall’«ingordigia neoliberista» e dal berlusconismo. In tal modo il leader di Sel definiva l’identità politica del suo partito e lo spronava a concorrere all’«ambiziosissimo obiettivo di essere lievito per la nascita di una sinistra nuova e unitaria, moderna e legata alle sue radici vitali»: a suo avviso, infatti, era per questo che Sinistra Ecologia e Libertà era nata.

Da allora, come si è detto, sono passati due anni: un’era geologica in politica. Ancor più se si considera che le successive elezioni hanno sancito il totale fallimento di quella proposta e che la dirompente ascesa di Matteo Renzi ha poi segnato un ulteriore duro colpo alla possibilità di far nascere una coalizione di governo con un solido – seppur non maggioritario – asse a sinistra. Così, i protagonisti di quella sfida sono oggi in grave difficoltà: a darne l’esempio più eclatante è proprio Sel, i cui recenti contrasti interni, culminati con la fuoriuscita di un folto gruppo di parlamentari, attestano concretamente le difficoltà che vive oggi una parte consistente della sinistra italiana, sempre più disorientata di fronte ai continui mutamenti dello scenario politico e profondamente incapace di intraprendere un coerente percorso identitario. Pertanto, in seguito alla sconfitta della coalizione Italia Bene Comune alle elezioni del 2013 e di fronte alle difficoltà attuali, verrebbe naturale suggerire, non solo a Sel ma a tutta la sinistra italiana, un ritorno al passato. Un ritorno, cioè, alla fase in cui l’unica scelta possibile era quella fra un opaco moderatismo riformista, incapace di essere vera forza del cambiamento, ed un astratto radicalismo minoritario, privo di reale ancoraggio nella realtà. Nulla di più facile, vero; ma anche nulla di più sbagliato. Perché la sfida oggi è proprio quella di costruire una sinistra nuova, radicale sì, ma di governo. Perché se è vero come è vero che la politica non è solo l’amministrazione dell’esistente, ma anche e soprattutto la costruzione (costruzione, appunto!) di un grande sogno collettivo, allora non ci si può limitare solo a scegliere fra il già dato, ma occorre, sempre guardando in faccia alla realtà, attivarsi per dar vita ad un nuovo scenario. 
Insomma, per dirla con Jean Jaurès: «aller à l’idéal et comprendre le réel».

È per questo che se da un lato è totalmente sbagliata la scelta di uscire da Sel per confluire, prima o poi, nel Pd di Renzi, non meno erronea ci sembra anche la prospettiva di una nuova costituente di sinistra, i cui confini e programmi risultano ancora assolutamente poco chiari. Si tratta di due scelte diverse, ma che rispondono ad una stessa logica di fondo – quella delle “due sinistre” – dalla quale, invece, occorre sottrarsi. Entrambe, infatti, rappresentano un allontanamento dal progetto originario di Sel ed entrambe non fanno altro che ripercorrere antiche contrapposizioni. Non è abdicando al Pd che ci si assume responsabilità di governo, ma non è nemmeno costruendo nuovi contenitori politici ad ogni tornata elettorale e facendosi dettare le regole da ipotetici garanti (abbiamo visto, poi, quanto la loro parola sia ben lungi dal rispetto degli impegni assunti con la comunità di riferimento) che si costruisce una forza realmente democratica. 
Dunque, né stampella del PD per condannarsi all’inconsistenza, né forza di pura opposizione per rinchiudersi nella marginalità. Occorre, invece, da un lato incalzare Renzi – ma anche capirne l’originalità della proposta politica e non limitarsi a definirlo con vecchie ed ormai desuete categorie interpretative – su tematiche concrete quali il reddito minimo, la riduzione delle spese militari, lo sforamento del vincolo di bilancio. Dall’altro aprirsi al mondo dei movimenti ed avviare una fase di reale confronto con la società civile, entrando nelle fabbriche, nelle scuole, negli ospedali. Bisogna, cioè, tornare a «mettersi in gioco». E farlo senza essere prigionieri delle tradizioni, ma avendo sempre la Costituzione come testo guida e la questione sociale come priorità delle priorità.



È solo rispolverando il suo progetto originario che Sel potrà ripartire, perché è solo ricordando da dove viene che potrà capire dove è diretta. È solo provando ad andare oltre le due sinistre che quel soggetto politico ha ragion d’essere. Pertanto, prima di nuove scissioni o di ennesimi ritorni al passato, sarebbe bene riprendere le parole di Tronti e con lui chiedersi «realisticamente se questa separatezza, con queste conseguenze, abbia ancora senso».

Paolo Conte

giovedì 5 giugno 2014

Dopo il voto L’altra Europa con Tsipras ringrazia i cittadini di Pisa e continua l'esperienza






PISA – Il comitato pisano de L’Altra Europa con Tsipras ringrazia tutte le cittadine e tutti i cittadini che, dall’impegno profuso nella raccolta firme e nella campagna elettorale, al sostegno dato nelle urne, hanno reso possibile il superamento dello sbarramento del 4% ed eleggere tre eurodeputati.

Questo, in un quadro di completo oscuramento da parte dei mezzi di informazione e di polarizzazione della campagna elettorale fra grandi mattatori, che da solo poteva determinare l’impossibilità di andare oltre la soglia. Invece, l’impegno volontario di migliaia di persone, che hanno lavorato quasi esclusivamente grazie agli autofinanziamenti raccolti con le iniziative elettorali e la sottoscrizione dei militanti, ha reso possibile superare eleggere tre eurodeputati.
A Pisa, poi, il risultato è stato eccezionale: con 4.039 voti si è ottenuto il 9,77%. Un dato ben al di sopra della media nazionale ed uno dei più alti nelle città capoluogo (se non il più alto). Anche qui, un duro lavoro strada per strada, portato avanti da decine di compagni e compagne con banchetti informativi ed iniziative di presentazione della lista e dei candidati, ha permesso di superare l’oscuramento mediatico subito sui media. Solo così, esponendo il programma direttamente ai cittadini, abbiamo potuto ottenere tanti voti contro chi giganteggia nei talk show o in tribune elettorali continue, beneficiando oltretutto di testate giornalistiche di tiratura nazionale che gli hanno fatto campagna elettorale.
Il prezioso risultato acquisito ci consegna un grande lavoro: viene ora il tempo di declinare il respiro europeo sviluppando una riflessione pubblica, larga e inclusiva, capace di coinvolgere tutte le energie disponibili della sinistra nei territori, per proseguire davvero nel cammino di costruzione dell’altra Europa. Attraverso una una progettualità che sappia coniugare politiche locali ed europee. A partire anche da Pisa.


L’altra Europa con Tsipras, Elezioni Europee 2014: Analisi del voto a Pisa città di Lido Giampaoli


I voti validi dalle politiche 2013 alle europee 2014 sono calati da 53264 a 41306 (-11958)

Nel 2013 alle politiche sel 3223 voti 6,05 %   Ingroia 2287 voti 4,29 % sommando

abbiamo nel 2013 5510  voti e il 10,34 per cento

L'altra europa con Tsipras ha avuto 4039 voti  9,78 in percentuale sommando con i voti delle europee di verdi e Italia dei Valori che stavano nella lista Ingroia i voti sono 4623 (-887) in percentuale l'11,19 per cento (+0,85).

Il voto diviso per circoscrizione per la lista L’Altra Europa con Tsipras europee 2014 è il seguente:

Circoscrizione 1 (Marina Tirrenia)
 voti 170 (5,17%)

Circoscrizione 2 (Cep Barbaricina Pa Mare San Piero La Vettola)
voti 407 (7,05%)

Circoscrizione 3 (Sermete Putignano Riglione Oratoio)
voti 294 ( 6,12%)

Circoscrizione 4 (San Martino Pa fiorentina La Cella San Marco San Giusto)
voti 889 (11,83)

Circoscrizione 5 (Pratale, Don Bosco, Cisanello Pisanova Pa Piagge)
voti 1192 (11,19%)

Circoscrizione 6 (I Passi Gagno P.a Lucca P.a Nuova SMaria SFrancesco)
voti 1068 (11,75%)

Alcune curiosità:

Il seggio dove la lista ha preso di più  in percentuale e in voti è il numero 51 che comprende elettori che vanno da largo S Zeno fino alla berlina e a Piazza Mazzini, diciamo la zona di San Francesco, escluso borgo stretto e strade a ridosso di borgo, con 116 voti pari al 22,05 per cento, poi abbiamo con 85 voti il 17,21 per cento al seggio 53 della zona a ridosso del Duomo,via Filippo Buonarroti, via Carducci, via san Giuseppe via Oberdan via san lorenzo, la terza sezione è la 32 con 95 voti pari al 16,38 per cento che corrisponde grosso modo a Le piagge.
altra curiosità solo 1 sezione sotto la media nazionale si  fa per dire è la n.76 con 27 voti e il 4,01 per cento che corrisponde a via livornese e traverse nord che hanno il nome delle isole.

in conclusione:
n.13 sezioni dal 22,05 al 14 %
n.28              dal 13 al 10 %
n. 24             dal   9 al 7 %
n. 14             dal   6 al 5 %
n.   7             dal  4,82 al 4,01 %
continuando la distribuzione e la valutazione del voto relativo alla lista l'altra europa con tsipras con la scomposizione delle circoscrizioni vengono evidenti alcune considerazioni:
La lista prende più voti e percentuali molto alte nel centro storico, in assoluto circa un quarto (25%) dei voti della lista a Pisa città mentre i voti validi nel centro storico rappresentano il 15 per cento dei voti validi complessivi:
s francesco 333    17,11%
san martino 213   15,15%
santa maria 226   13,85%
s antonio     222   13,27%

totale centro storico voti 994 16,17% su complessivi 4039 voti della lista nel comune.

scomponendo i territori circoscrizionali abbiamo che i seguenti quartieri hanno percentuali superiori alla media cittadina:
                                       
Pa Fiorentina                       122        13,01%
Pa Lucca sud Pa Nuova      109       11,58%
La Cella                                 36       10,43%
Pa Nuova est                         50        9,84%

 queste altre inferiori alla media cittadina:

I Passi                                    36         9,40%
S.Marco S.Giusto                 296         9,39%
Piazzali Pa Lucca                   35         9,21%

Pa Lucca                               295         8,98%
P.a Mare                                  95        8,65%

Barbaricina                            140        7,90%
Cep                                        116        7,67%

Riglione Oratoio                     151        6,72%
Gagno                                      34        6,50%
SErmete                                   70        6,49%

Marina                                     92        5,34%
Coltano                                   14         5,26%

Tirrenia                                   78        4,99%
Putignano                               59        4,86%
S Piero La Vettola                  56        4,03%

Mancano i quartieri della circoscrizione 5 perché è difficile una individuazione omogenea delle sezioni salvo eccezioni, comunque lì il voto è andato molto bene, abbiamo raggiunto la doppia cifra in 17 sezioni e solo in 6 siamo stati sotto non di molto, si rilevano solo 2 risultati non adeguati: in via Maccatella, Parigi Umbria Toscana ecc con 28 voti e 5,09% e, in una zona dove nel passato i comunisti e la sinistra prendevano assai voti in via Norvegia voti 21 e 5,77%
Possiamo dire che per la Lista a Pisa abbiamo un risultato veramente ottimo che si tratta di rafforzare con una iniziativa che coinvolga direttamente i quartieri più periferici,cosa che non è stata possibile, per i tempi limitati della campagna elettorale. D’altra parte la nascita in pochi mesi della lista e l’oscuramento mediatico hanno fatto la loro parte negativa sui voti ottenuti dalla lista, ancora oggi si trovano compagni/e che non la conoscono.
Si parte comunque in città da uno zoccolo duro importante che conferma gli orientamenti espressi nelle diverse consultazioni elettorali svolte negli ultimi anni.
A Pisa la sinistra esiste e con il voto chiede la continuazione dell’ esperienza unitaria oltre le elezioni, nelle forme e nei modi che si definiranno, sta alle forze politiche, ai movimenti, associazioni e agli individui,  che si sono impegnati nella campagna per le europee, cogliere questa esigenza, raccogliere questa speranza e fare in positivo la propria parte al di là e con l'esperienza delle proprie appartenenze.

martedì 6 maggio 2014

Radici sociali dell'Europa di Mauro Stampacchia



Finalmente l'Europa è diventata veramente il centro della questione democratica e sociale. Nel profondo della grande crisi, affrontata dalle élites europee della finanza e della tecnocrazia con lo strumento inefficace e barbaro della austerità, cioè della lotta di classe dall'alto contro le classi sociali meno abbienti, di lavoro e popolari, esiste adesso, con le future elezioni del Parlamento Europeo, la possibilità di invertire la rotta.
Diversamente da come ci viene fatto percepire oggi, con una visione appiattita sul presente, l'Europa, questo nostro continente, ha profonde, inestirpabili, radici sociali. L'Europa, intesa come suoi cittadini, come idee sue proprie e caratterizzanti, non potrebbe essere quella che è se non fosse stata costruita, sulla base dei valori della democrazia e della libertà, attraverso la costruzione di diritti sociali e di rappresentanza. Sono le profonde radici sociali (e sociali perchè democratiche) dell'Europa.
Basta una occhiata ai sistemi politici e democratici dell'Europa per vedere che nella maggior parte dei paesi europei il partito o i partiti dello schieramento di centrosinistra ha una origine, per il nome, per la tradizione, per l'insediamento sociale, nel partito di origine socialista, socialdemocratica, laburista, in alcuni paesi, come l'Italia, anche comunista. Un lungo fiume carsico che ha influenzato in profondità la storia europea, e ne ha plasmato il paesaggio sociale e politico, un po' come le grandi glaciazioni che, pur ritirandosi, han lasciato traccia nella morfologia del paesaggio, e che ha una data di inizio di cui dovremmo tra poco ricordare i 150 anni: tra il 28 settembre e il 5 ottobre 1864, a Londra, nasceva la prima Associazione Internazionale dei Lavoratori.
Naturalmente questo non è stato un processo solo europeo. Ha avuto sponde, ma minor radicamento, oltre Atlantico nei nuovi Stati Uniti d'America, e in altri paesi fuori Europa ma con legame con l'Europa, si è diffuso insieme alla dominazione coloniale. Ma le idee nate sul suolo europeo sono servite anche a combattere, e vincere, quella dominazione. Sul continente europeo quel processo ha allineato, pur cambiando spesso natura e radicalità dei movimenti e dei partiti di ispirazione socialista, una serie di conquiste di lavoro che sono state anche conquiste di civiltà, e i cui presupposti ancora fanno parte del patrimonio imprescindibile dell'Europa. Vuoi con le riforme, vuoi con la rivoluzione, questo è il bilancio. Salvo la recente inversione ed abbandono di quel patrimonio e di quella tradizione, coincisa con il blairismo inglese, e con i sempre più forti arretramenti delle altre socialdemocrazie-socialismi europei.
In questo arretramento si è insediata la finanza e la tecnocrazia europea, la algida e arroccata classe dei potenti europei. Quest'ultima ha anche abilmente sfruttato il declino e l'inconseguenza del processo di unificazione europea. Nel pieno della guerra un piccolo gruppo di intellettuali di spirito profetico (Altiero Spinelli, Ernesto Rossi) avevano lanciato, a Ventotene, un Manifesto nel quale, proprio dalla critica delle limitatezza degli stati nazionali e della loro irrefrenabile spinta alla guerra, si lanciava l'idea dell'Europa federalista, degli Stati Uniti d'Europa. Nel dopoguerra questa idea veniva "adattata" alle circostanze, e l'unificazione europea diventava gradualista, possibilista, spostata solo nella sfera dell'economia e non in quella della politica, lasciando spazio alla tecnocrazia. Oggi la grande idea della unificazione europea ricorda un aereo, partito per una destinazione precisa, ma dirottato da tutt'altra parte.
Così un'idea grande e nobile, di democrazia e di democrazia sociale, rischia di essere identificata con l'attuale Europa, insensibile, lontana dagli europei, strumento di dominazione e di restaurazione sociale. Ma non in queste elezioni europee. Primo perchè sempre più forte è la consapevolezza che esse non sono elezioni marginali, di grado minore. Secondo perchè sarà presente la lista Per un'Altra Europa, che riprendendo questi grandi temi europei, lancia la sua battaglia contro gli attuali pessimi padroni dell'Europa. "People of Europe, rise up!" Popoli d'Europa, in piedi!, questo striscione campeggiò a lungo sull'Acropoli di Atene. La Grecia è stata scelta dalla troika europea per il suo discutibile esperimento sociale di miseria di massa e neoliberismo. Oggi sono tanti paesi che si stanno avvicinando alle condizioni imposte alla Grecia, e l'Italia tra questi. Tsipras, il leader greco di Syriza, partito che ha guadagnato consensi come partito di sinistra, europeista di un altro e vero europeismo, guida adesso questa lista, come candidato alla Presidenza della Commissione Europea. In Italia, le 220 mila firme raccolte per la presentazione di Un'altra Europa sono un segnale inequivocabile, per una lista che non ha il sostegno delle oligarchie di partito e dei massmedia, e da questi viene ignorata.
Inevitabile che con questa Europa si sia allargata l'area del cd "euroscetticismo". Facile è l'opera di denuncia, spesso in toni demagogici, populisti, quando non apertamente nazionalistici o razzistici. Ma tanto grande è l'apparenza protestataria, tanto debole è la capacità di indicare alternative che non siano il rinchiudersi negli antichi steccati delle nazioni, delle etnie, delle divisioni. O anche semplicemente il nulla, come succede alla lista di Beppe Grillo che vorrebbe "rivoltare l'Europa come un calzino", ma ammette di non saper poi molto di Europa, e che in realtà non ha alleati su scala europea. Così sceglie di utilizzare, come altri in passato, il voto europeo come un segnale da mandare per la sola realtà italiana ("se siamo i primi alle europee andiamo al Quirinale e chiediamo il governo", cosa impossibile perchè il governo ha bisogno della fiducia del Parlamento nel quale la maggioranza "grillina" come noto non c'è).
Certo però che col voto europeo si segnano anche (ma certamente non solo) questioni interne ai singoli stati. Se domani saremo nei comuni a confrontarci coi tagli di spesa sul sociale è perchè la tecnocrazia e la attuale dirigenza europea, da combattere strenuamente, hanno deciso la linea del fiscal compact e del pareggio di bilancio e perchè la nostra classe di governo l'ha supinamente accettata. Renzi, a commento del suo provvedimento degli ottanta euro (o sedicenti tali) in busta paga, ha voluto aggiungere, da battutista: "e se non è questo di sinistra, che dovevo fare, un esproprio proletario?". Il punto è che c'è in corso, e non da adesso, un esproprio dei proletari ed è la politica di austerità del neoliberismo europeo, che da trent'anni toglie ai lavoratori e al ceto medio quote significative di reddito e che rovescia tutto il peso della crisi solo ed esclusivamente su questi ultimi ed anzi arricchisce i già ricchi, acuendo le diseguaglianze sociali. E Renzi non ha detto parole chiare sul rovesciamento di questa prospettiva, sull'uscita decisa dall'austerità, dal patto scellerato del fiscal compact, dal neo liberismo. E come potrebbe, visto che in quella logica e dentro quello schema mentale lui si muove?
La lista Un'Altra Europa per Tsipras ha il pregio dunque di essere qualcosa di nuovo e di antico insieme. Di antico perchè ha radici profonde in Europa, di nuovo perchè è l'unica risposta elettorale possibile in alternativa vera al miserabile stato di cose presenti. La lista indica in Tsipras il suo candidato presidente ma non si ferma lì. Se si ha chiara la profondità degli sconvolgimenti indotti dalla crisi, e l'impatto sulle classi sociali di lavoro, allora si capisce che la questione mette in campo anche le tradizionali forze del socialismo europeo, prima della crisi approdate ad una rappresentanza supplente non più solo del lavoro ma anche delle classi dominanti, se non anche alla contaminazione con il neoliberismo medesimo. Un successo di Tsipras dovrebbe chiamare anche questo schieramento, decisivo in Europa, ad un benefico riposizionamento insieme alle classi più colpite dalla crisi, e a sciogliere un nodo politico centrale nella questione europea, salvo lasciare la rappresentanza (distorta) di questi ceti alla destra demagogica e populista. Ma sarebbe un (brutto) film già visto e con un finale tragico.

lunedì 14 aprile 2014

L’Altra Europa con Tsipras, oltre 1.800 firme nella provincia di Pisa

PISA – Questa settimana si è conclusa, anche a Pisa, la raccolta delle firme necessarie alla presentazione della lista “L’Altra Europa con Tsipras” alle elezioni europee del 25 maggio.
La partecipazione a Pisa e Provincia è stata assolutamente positiva: le firme raccolte sono state più di 1.800, ben oltre l’obiettivo di 1.300 che ci eravamo prefissati. Si tratta di un risultato straordinario, se consideriamo che è stato raggiunto in meno di un mese di raccolta effettiva, nel silenzio assoluto dei media, e che la nostra lista è interamente autofinanziata.

Grazie a tutti/e coloro che ci hanno consentito questo primo grande successo, che a livello nazionale ci permette di presentare la lista in tutte le circoscrizioni (con più di 220 mila firme) e, in particolare, a tutte le cittadine ed i cittadini pisani che hanno firmato e ad alle decine di volontari che hanno partecipato alla mobilitazione dedicando ore del loro tempo ai banchetti.

Ora si apre una nuova fase, tra la gente, che spieghi l’importanza e la necessità di votare la lista “L’Altra Europa con Tsipras” per costruire un’Europa dei popoli, un’Europa sociale contro quella dei banchieri, dei finanzieri e dei partiti che in Europa ne sono la mano politica, ma anche contro l’azione disgregatrice e populista delle destre estreme. Chiediamo aiuto a tutte e tutti per raggiungere questo ulteriore obiettivo.

Invitiamo pertanto i cittadini pisani e chiunque altro fosse interessato a partecipare all’Assemblea Pubblica Provinciale che si terrà martedì 15 aprile alle ore 21 al Circolo Arci Alberone in via Sant’Agostino n. 199 per costruire insieme le prossime iniziative di Campagna Elettorale.

Siamo convinti che un’Altra Europa sia possibile, ma che per realizzarla servano l’impegno, la partecipazione e le energie di tutti.

Fonte: Il Comitato Provinciale di Pisa de “L’Altra Europa con Tsipras”
 
«Ce n’est qu’un début, continuons le combat!».«Ce n’est qu’un début, continuons le combat!».«Ce n’est qu’un début, continuons le combat!».«Ce n’est qu’un début, continuons le combat!».

Il manifesto di Alexis Tsipras: 10 punti per Cambiare l'Europa

Il Manifesto
Il programma di Alexis Tsipras per le elezioni del 25 maggio
Nell’accettare la candidatura alla Presidenza della Commissione Europea, Alexis Tsipras ha indicato le sue priorità politiche, e proposto un piano in dieci punti contro la crisi. Questo documento rappresenta la piattaforma politica attorno a cui si è raccolta la lista italiana L’Altra Europa con Tsipras, che verrà approfondita e integrata nelle prossime settimane in un confronto aperto e partecipato.
L’Unione Europea sarà democratica o cesserà di esistere”, afferma Tsipras: “Per noi, la democrazia non è negoziabile”. Il documento sottolinea la necessità di “superare la divisione fra Nord e Sud dell’Europa”, e definisce così il sogno dell'Europa che vogliamo: Un’Europa al servizio dei cittadini, invece che un’Europa ostaggio della paura della disoccupazione, della vecchiaia e della povertà. Un'Europa dei diritti, anziché un'Europa che penalizza i poveri, a beneficio dei soliti privilegiati, e al servizio degli interessi delle banche.
Per costruire questa Europa - la nostra Europa - il documento di Tsipras indica tre priorità politiche:
  1. Porre fine all’austerità e alla crisi, con gli strumenti indicati nei 10punti del piano
  2. Avviare la trasformazione ecologica della produzione, per rispondere alla crisi ambientale e dare priorità alla qualità della vita, alla solidarietà, all’istruzione, alle fonti energetiche rinnovabili, allo sviluppo ecosostenibile
  3. Riformare le politiche europee dell’immigrazione, rifiutando il concetto di “Fortezza Europa” che alimenta forme di discriminazione, e garantendo invece i diritti umani, l’integrazione, il diritto d’asilo e le misure per la salvaguardia dei migranti, costretti ad affrontare viaggi in cui è a rischio la loro stessa vita
I contenuti principali del Piano in dieci punti contro la crisi sono:
- la fine immediata dell’austerità, “una medicina nociva somministrata al momento sbagliato”, che ha portato al primato di 27 milioni di disoccupati in Europa e all’ingiustizia di intere generazioni derubate del loro futuro
- un programma di ricostruzione economica, finanziato direttamente dall’Europa tramite i prestiti a basso tasso d'interesse, e centrato sulla creazione di posti di lavoro, sullo sviluppo di tecnologia e infrastrutture
- la sospensione del patto di bilancio europeo (Fiscal Compact), che attualmente impone il pareggio di bilancio anche ai paesi in gravi difficoltà economiche, e che deve invece consentire gli investimenti pubblici per risanare l’economia e uscire dalla crisi
- una Conferenza europea sul debito, simile a quella che nel 1953 alleviò il peso del debito che gravava sulla Germania, e le consentì di ricostruire la nazione dopo la guerra
- una vera banca europea, che in caso di necessità possa prestare denaro anche agli stati e non solo alle banche, e che fornisca prestiti a basso tasso di interesse agli istituti di credito, a patto che accettino di fornire credito a costi contenuti a piccole e medie imprese
- una legislazione europea che renda possibile tassare i guadagni che derivano dalle operazioni finanziarie, oggi fiscalmente colpite molto meno del lavoro
Per rendere possibile questo cambiamento, afferma Tsipras, “dobbiamo influenzare in modo decisivo la vita dei cittadini europei. Non vogliamo semplicemente cambiare la attuali politiche, ma anche estendere l’interesse e la partecipazione delle persone alla politica, fin nella stesura delle leggi europee. Per questo dobbiamo creare un’alleanza politica e sociale più ampia possibile”.
La crisi dell’Europa non è solo economica e sociale, è anche crisi di democrazia e di fiducia. A questa crisi noi possiamo e dobbiamo rispondere, con “un movimento per la costruzione democratica di un’unione che oggi è solo monetaria”.
Per ricostruire l’Europa - conclude Tsipras - è necessario cambiarla. E dobbiamo cambiarla adesso, perché sopravviva. Mentre le politiche neo-liberiste trascinano indietro la ruota della Storia, è il momento che la sinistra spinga avanti l’Europa”.