sabato 5 luglio 2014

Le due sinistre [contributo di Paolo Conte]

Era il 5 luglio di due anni fa quando Mario Tronti, dalle colonne dell’Unità, sosteneva che per la sinistra italiana fosse finalmente giunto il momento di dar avvio ad una nuova stagione storica in cui porre fine alla rigida bipartizione fra riformismo e radicalismo. Nell’articolo, emblematicamente intitolato È ora di superare le due sinistre, il padre dell’operaismo italiano sosteneva che teoria e pratica delle “due sinistre” non avessero più ragion d’esistere in seguito al «terremoto che ha devastato l’Italietta berlusconiana» e, soprattutto, a causa dello sviluppo di «tutta la fase neoliberista del capitalismo-mondo». Netta, infatti, era la sua condanna degli esiti politici e dei risultati storici raggiunti da entrambi i percorsi imboccati dalle due anime della sinistra italiana degli ultimi 25 anni: «da un lato la radicalizzazione movimentista no-global e new-global, dall’altra le Terze Vie e il neue Mittel. Nemmeno antagonisti e riformisti, piuttosto contestatori e liberisti. Fallimentari sia lo scontro nelle piazze, sia la coalizione al governo. Due entità, infatti, imprecise, e provvisorie, non autonome, incapaci di vera autonomia, culturale e politica, sia l’una che l’altra, vittime o delle proprie parole d’ordine o dei propri atti gestionali».

Da subito fu evidente come l’articolo, che anticipava di alcuni mesi le elezioni tenutesi nel febbraio successivo, avesse alla sua base l’obiettivo politico-culturale di favorire la costruzione di un nuovo cantiere politico della sinistra italiana. Tant’è che lo stesso Tronti sosteneva che i mesi successivi sarebbero dovuti essere «impiegati per definire una mappa di percorso» finalizzato «a delineare la forma organizzata con cui il progetto di governo della sinistra si presenta di fronte al paese»Più che un semplice editoriale, dunque, si trattava una vera e propria proposta di governo. E non era un caso, pertanto, che l’articolo apparisse in prima pagina sul quotidiano allora diretto da un giornalista, quale Claudio Sardo, molto vicino all’aspirante premier Bersani. Così come non era un caso che lo stesso Tronti sarebbe poi stato candidato, ed eletto, proprio nelle file del Partito Democratico. Ma la proposta del superamento delle due sinistre se da un lato serviva a Bersani per rafforzare l’anima socialdemocratica del suo partito ed eliminarne (o almeno attutirne) le suggestioni liberali che pur stavano in quei mesi prendendo corpo in diversi suoi esponenti cattolici e giuslavoristi, dall’altro non avrebbe mancato di favorire un interessante dibattito anche in altri e più vasti settori della sinistra – politica ed intellettuale – italiana. Prendeva corpo, così, lo spirito che avrebbe portato alla nascita della coalizione Italia Bene Comune e che avrebbe potuto segnare la formazione di uno dei governi più a sinistra della storia repubblicana d’Italia.

Significativo, a tal riguardo, che il primo a commentare le parole di Tronti fosse, e pour cause, uno dei principali alleati di Bersani quale il leader di Sinistra Ecologia e Libertà Nichi Vendola, che, già il 6 luglio, sempre dalle pagine dell’Unità riprendeva e rilanciava la proposta del superamento della rigida bipartizione fra riformismo e radicalismo. Vendola, in un editoriale dal titolo Dopo le due sinistre, auspicava – sia la forza politica di cui era presidente che per tutto il mondo della sinistra italiana – un lavoro di media-lunga durata volto a «costruire una comune soggettività politica»

L’identità di tale soggetto doveva articolarsi intorno a tre grandi assi portanti: la «valorizzazione del lavoro», tale da «invertire il metodico processo di sgretolamento» causato dall’egemonia liberista; la costruzione degli «Stati uniti d’Europa», in grado di riformare l’assetto istituzionale dell’UE ed armonizzare i diritti di tutti i popoli del “vecchio Continente”; e la lotta alla «crisi morale e di valori» lasciataci in eredità dall’«ingordigia neoliberista» e dal berlusconismo. In tal modo il leader di Sel definiva l’identità politica del suo partito e lo spronava a concorrere all’«ambiziosissimo obiettivo di essere lievito per la nascita di una sinistra nuova e unitaria, moderna e legata alle sue radici vitali»: a suo avviso, infatti, era per questo che Sinistra Ecologia e Libertà era nata.

Da allora, come si è detto, sono passati due anni: un’era geologica in politica. Ancor più se si considera che le successive elezioni hanno sancito il totale fallimento di quella proposta e che la dirompente ascesa di Matteo Renzi ha poi segnato un ulteriore duro colpo alla possibilità di far nascere una coalizione di governo con un solido – seppur non maggioritario – asse a sinistra. Così, i protagonisti di quella sfida sono oggi in grave difficoltà: a darne l’esempio più eclatante è proprio Sel, i cui recenti contrasti interni, culminati con la fuoriuscita di un folto gruppo di parlamentari, attestano concretamente le difficoltà che vive oggi una parte consistente della sinistra italiana, sempre più disorientata di fronte ai continui mutamenti dello scenario politico e profondamente incapace di intraprendere un coerente percorso identitario. Pertanto, in seguito alla sconfitta della coalizione Italia Bene Comune alle elezioni del 2013 e di fronte alle difficoltà attuali, verrebbe naturale suggerire, non solo a Sel ma a tutta la sinistra italiana, un ritorno al passato. Un ritorno, cioè, alla fase in cui l’unica scelta possibile era quella fra un opaco moderatismo riformista, incapace di essere vera forza del cambiamento, ed un astratto radicalismo minoritario, privo di reale ancoraggio nella realtà. Nulla di più facile, vero; ma anche nulla di più sbagliato. Perché la sfida oggi è proprio quella di costruire una sinistra nuova, radicale sì, ma di governo. Perché se è vero come è vero che la politica non è solo l’amministrazione dell’esistente, ma anche e soprattutto la costruzione (costruzione, appunto!) di un grande sogno collettivo, allora non ci si può limitare solo a scegliere fra il già dato, ma occorre, sempre guardando in faccia alla realtà, attivarsi per dar vita ad un nuovo scenario. 
Insomma, per dirla con Jean Jaurès: «aller à l’idéal et comprendre le réel».

È per questo che se da un lato è totalmente sbagliata la scelta di uscire da Sel per confluire, prima o poi, nel Pd di Renzi, non meno erronea ci sembra anche la prospettiva di una nuova costituente di sinistra, i cui confini e programmi risultano ancora assolutamente poco chiari. Si tratta di due scelte diverse, ma che rispondono ad una stessa logica di fondo – quella delle “due sinistre” – dalla quale, invece, occorre sottrarsi. Entrambe, infatti, rappresentano un allontanamento dal progetto originario di Sel ed entrambe non fanno altro che ripercorrere antiche contrapposizioni. Non è abdicando al Pd che ci si assume responsabilità di governo, ma non è nemmeno costruendo nuovi contenitori politici ad ogni tornata elettorale e facendosi dettare le regole da ipotetici garanti (abbiamo visto, poi, quanto la loro parola sia ben lungi dal rispetto degli impegni assunti con la comunità di riferimento) che si costruisce una forza realmente democratica. 
Dunque, né stampella del PD per condannarsi all’inconsistenza, né forza di pura opposizione per rinchiudersi nella marginalità. Occorre, invece, da un lato incalzare Renzi – ma anche capirne l’originalità della proposta politica e non limitarsi a definirlo con vecchie ed ormai desuete categorie interpretative – su tematiche concrete quali il reddito minimo, la riduzione delle spese militari, lo sforamento del vincolo di bilancio. Dall’altro aprirsi al mondo dei movimenti ed avviare una fase di reale confronto con la società civile, entrando nelle fabbriche, nelle scuole, negli ospedali. Bisogna, cioè, tornare a «mettersi in gioco». E farlo senza essere prigionieri delle tradizioni, ma avendo sempre la Costituzione come testo guida e la questione sociale come priorità delle priorità.



È solo rispolverando il suo progetto originario che Sel potrà ripartire, perché è solo ricordando da dove viene che potrà capire dove è diretta. È solo provando ad andare oltre le due sinistre che quel soggetto politico ha ragion d’essere. Pertanto, prima di nuove scissioni o di ennesimi ritorni al passato, sarebbe bene riprendere le parole di Tronti e con lui chiedersi «realisticamente se questa separatezza, con queste conseguenze, abbia ancora senso».

Paolo Conte

giovedì 5 giugno 2014

Dopo il voto L’altra Europa con Tsipras ringrazia i cittadini di Pisa e continua l'esperienza






PISA – Il comitato pisano de L’Altra Europa con Tsipras ringrazia tutte le cittadine e tutti i cittadini che, dall’impegno profuso nella raccolta firme e nella campagna elettorale, al sostegno dato nelle urne, hanno reso possibile il superamento dello sbarramento del 4% ed eleggere tre eurodeputati.

Questo, in un quadro di completo oscuramento da parte dei mezzi di informazione e di polarizzazione della campagna elettorale fra grandi mattatori, che da solo poteva determinare l’impossibilità di andare oltre la soglia. Invece, l’impegno volontario di migliaia di persone, che hanno lavorato quasi esclusivamente grazie agli autofinanziamenti raccolti con le iniziative elettorali e la sottoscrizione dei militanti, ha reso possibile superare eleggere tre eurodeputati.
A Pisa, poi, il risultato è stato eccezionale: con 4.039 voti si è ottenuto il 9,77%. Un dato ben al di sopra della media nazionale ed uno dei più alti nelle città capoluogo (se non il più alto). Anche qui, un duro lavoro strada per strada, portato avanti da decine di compagni e compagne con banchetti informativi ed iniziative di presentazione della lista e dei candidati, ha permesso di superare l’oscuramento mediatico subito sui media. Solo così, esponendo il programma direttamente ai cittadini, abbiamo potuto ottenere tanti voti contro chi giganteggia nei talk show o in tribune elettorali continue, beneficiando oltretutto di testate giornalistiche di tiratura nazionale che gli hanno fatto campagna elettorale.
Il prezioso risultato acquisito ci consegna un grande lavoro: viene ora il tempo di declinare il respiro europeo sviluppando una riflessione pubblica, larga e inclusiva, capace di coinvolgere tutte le energie disponibili della sinistra nei territori, per proseguire davvero nel cammino di costruzione dell’altra Europa. Attraverso una una progettualità che sappia coniugare politiche locali ed europee. A partire anche da Pisa.


L’altra Europa con Tsipras, Elezioni Europee 2014: Analisi del voto a Pisa città di Lido Giampaoli


I voti validi dalle politiche 2013 alle europee 2014 sono calati da 53264 a 41306 (-11958)

Nel 2013 alle politiche sel 3223 voti 6,05 %   Ingroia 2287 voti 4,29 % sommando

abbiamo nel 2013 5510  voti e il 10,34 per cento

L'altra europa con Tsipras ha avuto 4039 voti  9,78 in percentuale sommando con i voti delle europee di verdi e Italia dei Valori che stavano nella lista Ingroia i voti sono 4623 (-887) in percentuale l'11,19 per cento (+0,85).

Il voto diviso per circoscrizione per la lista L’Altra Europa con Tsipras europee 2014 è il seguente:

Circoscrizione 1 (Marina Tirrenia)
 voti 170 (5,17%)

Circoscrizione 2 (Cep Barbaricina Pa Mare San Piero La Vettola)
voti 407 (7,05%)

Circoscrizione 3 (Sermete Putignano Riglione Oratoio)
voti 294 ( 6,12%)

Circoscrizione 4 (San Martino Pa fiorentina La Cella San Marco San Giusto)
voti 889 (11,83)

Circoscrizione 5 (Pratale, Don Bosco, Cisanello Pisanova Pa Piagge)
voti 1192 (11,19%)

Circoscrizione 6 (I Passi Gagno P.a Lucca P.a Nuova SMaria SFrancesco)
voti 1068 (11,75%)

Alcune curiosità:

Il seggio dove la lista ha preso di più  in percentuale e in voti è il numero 51 che comprende elettori che vanno da largo S Zeno fino alla berlina e a Piazza Mazzini, diciamo la zona di San Francesco, escluso borgo stretto e strade a ridosso di borgo, con 116 voti pari al 22,05 per cento, poi abbiamo con 85 voti il 17,21 per cento al seggio 53 della zona a ridosso del Duomo,via Filippo Buonarroti, via Carducci, via san Giuseppe via Oberdan via san lorenzo, la terza sezione è la 32 con 95 voti pari al 16,38 per cento che corrisponde grosso modo a Le piagge.
altra curiosità solo 1 sezione sotto la media nazionale si  fa per dire è la n.76 con 27 voti e il 4,01 per cento che corrisponde a via livornese e traverse nord che hanno il nome delle isole.

in conclusione:
n.13 sezioni dal 22,05 al 14 %
n.28              dal 13 al 10 %
n. 24             dal   9 al 7 %
n. 14             dal   6 al 5 %
n.   7             dal  4,82 al 4,01 %
continuando la distribuzione e la valutazione del voto relativo alla lista l'altra europa con tsipras con la scomposizione delle circoscrizioni vengono evidenti alcune considerazioni:
La lista prende più voti e percentuali molto alte nel centro storico, in assoluto circa un quarto (25%) dei voti della lista a Pisa città mentre i voti validi nel centro storico rappresentano il 15 per cento dei voti validi complessivi:
s francesco 333    17,11%
san martino 213   15,15%
santa maria 226   13,85%
s antonio     222   13,27%

totale centro storico voti 994 16,17% su complessivi 4039 voti della lista nel comune.

scomponendo i territori circoscrizionali abbiamo che i seguenti quartieri hanno percentuali superiori alla media cittadina:
                                       
Pa Fiorentina                       122        13,01%
Pa Lucca sud Pa Nuova      109       11,58%
La Cella                                 36       10,43%
Pa Nuova est                         50        9,84%

 queste altre inferiori alla media cittadina:

I Passi                                    36         9,40%
S.Marco S.Giusto                 296         9,39%
Piazzali Pa Lucca                   35         9,21%

Pa Lucca                               295         8,98%
P.a Mare                                  95        8,65%

Barbaricina                            140        7,90%
Cep                                        116        7,67%

Riglione Oratoio                     151        6,72%
Gagno                                      34        6,50%
SErmete                                   70        6,49%

Marina                                     92        5,34%
Coltano                                   14         5,26%

Tirrenia                                   78        4,99%
Putignano                               59        4,86%
S Piero La Vettola                  56        4,03%

Mancano i quartieri della circoscrizione 5 perché è difficile una individuazione omogenea delle sezioni salvo eccezioni, comunque lì il voto è andato molto bene, abbiamo raggiunto la doppia cifra in 17 sezioni e solo in 6 siamo stati sotto non di molto, si rilevano solo 2 risultati non adeguati: in via Maccatella, Parigi Umbria Toscana ecc con 28 voti e 5,09% e, in una zona dove nel passato i comunisti e la sinistra prendevano assai voti in via Norvegia voti 21 e 5,77%
Possiamo dire che per la Lista a Pisa abbiamo un risultato veramente ottimo che si tratta di rafforzare con una iniziativa che coinvolga direttamente i quartieri più periferici,cosa che non è stata possibile, per i tempi limitati della campagna elettorale. D’altra parte la nascita in pochi mesi della lista e l’oscuramento mediatico hanno fatto la loro parte negativa sui voti ottenuti dalla lista, ancora oggi si trovano compagni/e che non la conoscono.
Si parte comunque in città da uno zoccolo duro importante che conferma gli orientamenti espressi nelle diverse consultazioni elettorali svolte negli ultimi anni.
A Pisa la sinistra esiste e con il voto chiede la continuazione dell’ esperienza unitaria oltre le elezioni, nelle forme e nei modi che si definiranno, sta alle forze politiche, ai movimenti, associazioni e agli individui,  che si sono impegnati nella campagna per le europee, cogliere questa esigenza, raccogliere questa speranza e fare in positivo la propria parte al di là e con l'esperienza delle proprie appartenenze.

martedì 6 maggio 2014

Radici sociali dell'Europa di Mauro Stampacchia



Finalmente l'Europa è diventata veramente il centro della questione democratica e sociale. Nel profondo della grande crisi, affrontata dalle élites europee della finanza e della tecnocrazia con lo strumento inefficace e barbaro della austerità, cioè della lotta di classe dall'alto contro le classi sociali meno abbienti, di lavoro e popolari, esiste adesso, con le future elezioni del Parlamento Europeo, la possibilità di invertire la rotta.
Diversamente da come ci viene fatto percepire oggi, con una visione appiattita sul presente, l'Europa, questo nostro continente, ha profonde, inestirpabili, radici sociali. L'Europa, intesa come suoi cittadini, come idee sue proprie e caratterizzanti, non potrebbe essere quella che è se non fosse stata costruita, sulla base dei valori della democrazia e della libertà, attraverso la costruzione di diritti sociali e di rappresentanza. Sono le profonde radici sociali (e sociali perchè democratiche) dell'Europa.
Basta una occhiata ai sistemi politici e democratici dell'Europa per vedere che nella maggior parte dei paesi europei il partito o i partiti dello schieramento di centrosinistra ha una origine, per il nome, per la tradizione, per l'insediamento sociale, nel partito di origine socialista, socialdemocratica, laburista, in alcuni paesi, come l'Italia, anche comunista. Un lungo fiume carsico che ha influenzato in profondità la storia europea, e ne ha plasmato il paesaggio sociale e politico, un po' come le grandi glaciazioni che, pur ritirandosi, han lasciato traccia nella morfologia del paesaggio, e che ha una data di inizio di cui dovremmo tra poco ricordare i 150 anni: tra il 28 settembre e il 5 ottobre 1864, a Londra, nasceva la prima Associazione Internazionale dei Lavoratori.
Naturalmente questo non è stato un processo solo europeo. Ha avuto sponde, ma minor radicamento, oltre Atlantico nei nuovi Stati Uniti d'America, e in altri paesi fuori Europa ma con legame con l'Europa, si è diffuso insieme alla dominazione coloniale. Ma le idee nate sul suolo europeo sono servite anche a combattere, e vincere, quella dominazione. Sul continente europeo quel processo ha allineato, pur cambiando spesso natura e radicalità dei movimenti e dei partiti di ispirazione socialista, una serie di conquiste di lavoro che sono state anche conquiste di civiltà, e i cui presupposti ancora fanno parte del patrimonio imprescindibile dell'Europa. Vuoi con le riforme, vuoi con la rivoluzione, questo è il bilancio. Salvo la recente inversione ed abbandono di quel patrimonio e di quella tradizione, coincisa con il blairismo inglese, e con i sempre più forti arretramenti delle altre socialdemocrazie-socialismi europei.
In questo arretramento si è insediata la finanza e la tecnocrazia europea, la algida e arroccata classe dei potenti europei. Quest'ultima ha anche abilmente sfruttato il declino e l'inconseguenza del processo di unificazione europea. Nel pieno della guerra un piccolo gruppo di intellettuali di spirito profetico (Altiero Spinelli, Ernesto Rossi) avevano lanciato, a Ventotene, un Manifesto nel quale, proprio dalla critica delle limitatezza degli stati nazionali e della loro irrefrenabile spinta alla guerra, si lanciava l'idea dell'Europa federalista, degli Stati Uniti d'Europa. Nel dopoguerra questa idea veniva "adattata" alle circostanze, e l'unificazione europea diventava gradualista, possibilista, spostata solo nella sfera dell'economia e non in quella della politica, lasciando spazio alla tecnocrazia. Oggi la grande idea della unificazione europea ricorda un aereo, partito per una destinazione precisa, ma dirottato da tutt'altra parte.
Così un'idea grande e nobile, di democrazia e di democrazia sociale, rischia di essere identificata con l'attuale Europa, insensibile, lontana dagli europei, strumento di dominazione e di restaurazione sociale. Ma non in queste elezioni europee. Primo perchè sempre più forte è la consapevolezza che esse non sono elezioni marginali, di grado minore. Secondo perchè sarà presente la lista Per un'Altra Europa, che riprendendo questi grandi temi europei, lancia la sua battaglia contro gli attuali pessimi padroni dell'Europa. "People of Europe, rise up!" Popoli d'Europa, in piedi!, questo striscione campeggiò a lungo sull'Acropoli di Atene. La Grecia è stata scelta dalla troika europea per il suo discutibile esperimento sociale di miseria di massa e neoliberismo. Oggi sono tanti paesi che si stanno avvicinando alle condizioni imposte alla Grecia, e l'Italia tra questi. Tsipras, il leader greco di Syriza, partito che ha guadagnato consensi come partito di sinistra, europeista di un altro e vero europeismo, guida adesso questa lista, come candidato alla Presidenza della Commissione Europea. In Italia, le 220 mila firme raccolte per la presentazione di Un'altra Europa sono un segnale inequivocabile, per una lista che non ha il sostegno delle oligarchie di partito e dei massmedia, e da questi viene ignorata.
Inevitabile che con questa Europa si sia allargata l'area del cd "euroscetticismo". Facile è l'opera di denuncia, spesso in toni demagogici, populisti, quando non apertamente nazionalistici o razzistici. Ma tanto grande è l'apparenza protestataria, tanto debole è la capacità di indicare alternative che non siano il rinchiudersi negli antichi steccati delle nazioni, delle etnie, delle divisioni. O anche semplicemente il nulla, come succede alla lista di Beppe Grillo che vorrebbe "rivoltare l'Europa come un calzino", ma ammette di non saper poi molto di Europa, e che in realtà non ha alleati su scala europea. Così sceglie di utilizzare, come altri in passato, il voto europeo come un segnale da mandare per la sola realtà italiana ("se siamo i primi alle europee andiamo al Quirinale e chiediamo il governo", cosa impossibile perchè il governo ha bisogno della fiducia del Parlamento nel quale la maggioranza "grillina" come noto non c'è).
Certo però che col voto europeo si segnano anche (ma certamente non solo) questioni interne ai singoli stati. Se domani saremo nei comuni a confrontarci coi tagli di spesa sul sociale è perchè la tecnocrazia e la attuale dirigenza europea, da combattere strenuamente, hanno deciso la linea del fiscal compact e del pareggio di bilancio e perchè la nostra classe di governo l'ha supinamente accettata. Renzi, a commento del suo provvedimento degli ottanta euro (o sedicenti tali) in busta paga, ha voluto aggiungere, da battutista: "e se non è questo di sinistra, che dovevo fare, un esproprio proletario?". Il punto è che c'è in corso, e non da adesso, un esproprio dei proletari ed è la politica di austerità del neoliberismo europeo, che da trent'anni toglie ai lavoratori e al ceto medio quote significative di reddito e che rovescia tutto il peso della crisi solo ed esclusivamente su questi ultimi ed anzi arricchisce i già ricchi, acuendo le diseguaglianze sociali. E Renzi non ha detto parole chiare sul rovesciamento di questa prospettiva, sull'uscita decisa dall'austerità, dal patto scellerato del fiscal compact, dal neo liberismo. E come potrebbe, visto che in quella logica e dentro quello schema mentale lui si muove?
La lista Un'Altra Europa per Tsipras ha il pregio dunque di essere qualcosa di nuovo e di antico insieme. Di antico perchè ha radici profonde in Europa, di nuovo perchè è l'unica risposta elettorale possibile in alternativa vera al miserabile stato di cose presenti. La lista indica in Tsipras il suo candidato presidente ma non si ferma lì. Se si ha chiara la profondità degli sconvolgimenti indotti dalla crisi, e l'impatto sulle classi sociali di lavoro, allora si capisce che la questione mette in campo anche le tradizionali forze del socialismo europeo, prima della crisi approdate ad una rappresentanza supplente non più solo del lavoro ma anche delle classi dominanti, se non anche alla contaminazione con il neoliberismo medesimo. Un successo di Tsipras dovrebbe chiamare anche questo schieramento, decisivo in Europa, ad un benefico riposizionamento insieme alle classi più colpite dalla crisi, e a sciogliere un nodo politico centrale nella questione europea, salvo lasciare la rappresentanza (distorta) di questi ceti alla destra demagogica e populista. Ma sarebbe un (brutto) film già visto e con un finale tragico.

lunedì 14 aprile 2014

L’Altra Europa con Tsipras, oltre 1.800 firme nella provincia di Pisa

PISA – Questa settimana si è conclusa, anche a Pisa, la raccolta delle firme necessarie alla presentazione della lista “L’Altra Europa con Tsipras” alle elezioni europee del 25 maggio.
La partecipazione a Pisa e Provincia è stata assolutamente positiva: le firme raccolte sono state più di 1.800, ben oltre l’obiettivo di 1.300 che ci eravamo prefissati. Si tratta di un risultato straordinario, se consideriamo che è stato raggiunto in meno di un mese di raccolta effettiva, nel silenzio assoluto dei media, e che la nostra lista è interamente autofinanziata.

Grazie a tutti/e coloro che ci hanno consentito questo primo grande successo, che a livello nazionale ci permette di presentare la lista in tutte le circoscrizioni (con più di 220 mila firme) e, in particolare, a tutte le cittadine ed i cittadini pisani che hanno firmato e ad alle decine di volontari che hanno partecipato alla mobilitazione dedicando ore del loro tempo ai banchetti.

Ora si apre una nuova fase, tra la gente, che spieghi l’importanza e la necessità di votare la lista “L’Altra Europa con Tsipras” per costruire un’Europa dei popoli, un’Europa sociale contro quella dei banchieri, dei finanzieri e dei partiti che in Europa ne sono la mano politica, ma anche contro l’azione disgregatrice e populista delle destre estreme. Chiediamo aiuto a tutte e tutti per raggiungere questo ulteriore obiettivo.

Invitiamo pertanto i cittadini pisani e chiunque altro fosse interessato a partecipare all’Assemblea Pubblica Provinciale che si terrà martedì 15 aprile alle ore 21 al Circolo Arci Alberone in via Sant’Agostino n. 199 per costruire insieme le prossime iniziative di Campagna Elettorale.

Siamo convinti che un’Altra Europa sia possibile, ma che per realizzarla servano l’impegno, la partecipazione e le energie di tutti.

Fonte: Il Comitato Provinciale di Pisa de “L’Altra Europa con Tsipras”
 
«Ce n’est qu’un début, continuons le combat!».«Ce n’est qu’un début, continuons le combat!».«Ce n’est qu’un début, continuons le combat!».«Ce n’est qu’un début, continuons le combat!».

Il manifesto di Alexis Tsipras: 10 punti per Cambiare l'Europa

Il Manifesto
Il programma di Alexis Tsipras per le elezioni del 25 maggio
Nell’accettare la candidatura alla Presidenza della Commissione Europea, Alexis Tsipras ha indicato le sue priorità politiche, e proposto un piano in dieci punti contro la crisi. Questo documento rappresenta la piattaforma politica attorno a cui si è raccolta la lista italiana L’Altra Europa con Tsipras, che verrà approfondita e integrata nelle prossime settimane in un confronto aperto e partecipato.
L’Unione Europea sarà democratica o cesserà di esistere”, afferma Tsipras: “Per noi, la democrazia non è negoziabile”. Il documento sottolinea la necessità di “superare la divisione fra Nord e Sud dell’Europa”, e definisce così il sogno dell'Europa che vogliamo: Un’Europa al servizio dei cittadini, invece che un’Europa ostaggio della paura della disoccupazione, della vecchiaia e della povertà. Un'Europa dei diritti, anziché un'Europa che penalizza i poveri, a beneficio dei soliti privilegiati, e al servizio degli interessi delle banche.
Per costruire questa Europa - la nostra Europa - il documento di Tsipras indica tre priorità politiche:
  1. Porre fine all’austerità e alla crisi, con gli strumenti indicati nei 10punti del piano
  2. Avviare la trasformazione ecologica della produzione, per rispondere alla crisi ambientale e dare priorità alla qualità della vita, alla solidarietà, all’istruzione, alle fonti energetiche rinnovabili, allo sviluppo ecosostenibile
  3. Riformare le politiche europee dell’immigrazione, rifiutando il concetto di “Fortezza Europa” che alimenta forme di discriminazione, e garantendo invece i diritti umani, l’integrazione, il diritto d’asilo e le misure per la salvaguardia dei migranti, costretti ad affrontare viaggi in cui è a rischio la loro stessa vita
I contenuti principali del Piano in dieci punti contro la crisi sono:
- la fine immediata dell’austerità, “una medicina nociva somministrata al momento sbagliato”, che ha portato al primato di 27 milioni di disoccupati in Europa e all’ingiustizia di intere generazioni derubate del loro futuro
- un programma di ricostruzione economica, finanziato direttamente dall’Europa tramite i prestiti a basso tasso d'interesse, e centrato sulla creazione di posti di lavoro, sullo sviluppo di tecnologia e infrastrutture
- la sospensione del patto di bilancio europeo (Fiscal Compact), che attualmente impone il pareggio di bilancio anche ai paesi in gravi difficoltà economiche, e che deve invece consentire gli investimenti pubblici per risanare l’economia e uscire dalla crisi
- una Conferenza europea sul debito, simile a quella che nel 1953 alleviò il peso del debito che gravava sulla Germania, e le consentì di ricostruire la nazione dopo la guerra
- una vera banca europea, che in caso di necessità possa prestare denaro anche agli stati e non solo alle banche, e che fornisca prestiti a basso tasso di interesse agli istituti di credito, a patto che accettino di fornire credito a costi contenuti a piccole e medie imprese
- una legislazione europea che renda possibile tassare i guadagni che derivano dalle operazioni finanziarie, oggi fiscalmente colpite molto meno del lavoro
Per rendere possibile questo cambiamento, afferma Tsipras, “dobbiamo influenzare in modo decisivo la vita dei cittadini europei. Non vogliamo semplicemente cambiare la attuali politiche, ma anche estendere l’interesse e la partecipazione delle persone alla politica, fin nella stesura delle leggi europee. Per questo dobbiamo creare un’alleanza politica e sociale più ampia possibile”.
La crisi dell’Europa non è solo economica e sociale, è anche crisi di democrazia e di fiducia. A questa crisi noi possiamo e dobbiamo rispondere, con “un movimento per la costruzione democratica di un’unione che oggi è solo monetaria”.
Per ricostruire l’Europa - conclude Tsipras - è necessario cambiarla. E dobbiamo cambiarla adesso, perché sopravviva. Mentre le politiche neo-liberiste trascinano indietro la ruota della Storia, è il momento che la sinistra spinga avanti l’Europa”.

Appello pisano per L'altra Europa con Tsipras

Appello

Siamo cittadine e i cittadini della provincia pisana che, provenendo da contesti e storie diverse, intendono lanciare un appello alla cittadinanza al fine di creare un percorso pubblico di avvicinamento alle elezioni europee di maggio. Un appuntamento importantissimo perché per la prima volta i cittadini potranno esprimersi sulle ricette neoliberiste imposte negli ultimi anni dall’Unione Europea. Ricette che hanno causato disoccupazione, impoverimento, tagli alla sicurezza sociale, aumento delle disuguaglianze, riduzione degli spazi di democrazia.
Appare chiaro che le grandi forze politiche europee, e in ogni caso tutte quelle che ttualmente governano, non intendono in alcun modo rimettere in discussione queste scelte. Gli interessi dei paesi più forti, dei ceti privilegiati e della grande finanza sono anteposti alla coesione sociale e al benessere della collettività. E persino alla crescita economica, ormai chiaramente strangolata dalle politiche di austerità.
Per fermare il degrado economico, sociale e culturale in atto – e per avviare la costruzione di un’Europa diversa – servono almeno due condizioni: un programma chiaramente schierato dalla parte dei cittadini, dei beni comuni, dell’interesse collettivo e una rinascita della partecipazione popolare. Solo se tutti insieme torneremo ad occuparci dei problemi comuni, senza semplificazioni che conducono verso derive di estrema destra, potremo avere qualche possibilità di invertire la rotta.
La lista “L’altra Europa con Tsipras” nasce per affermare che esiste la possibilità di un’Europa che si fondi sulla solidarietà sociale, sull’inclusione dei soggetti più deboli, sull’equità fiscale, sulla salvaguardia dell’ambiente, sul riconoscimento dei diritti sociali e civili, su strutture di governo continentale realmente democratiche.
“L’altra Europa con Tsipras” intende rappresentare, a partire dai suoi dieci punti di programma, una proposta politica in cui chi vuole un’Europa diversa possa attivamente portare il suo contributo.
Come cittadine e cittadini della provincia di Pisa ci impegniamo in prima persona in questa importante sfida elettorale. Prima di tutto per portare al parlamento europeo la voce di chi è colpito dalla crisi e dalle politiche di austerità, e dei soggetti politici e associativi che in questi anni hanno lavorato per un’Europa giusta, sostenibile e solidale. Quindi per far conoscere a tutta la cittadinanza in che modo le politiche economiche europee assoggettate alla grande finanza devastano esistenze e tessuti sociali anche nella nostra provincia.
Chiediamo quindi di aderire a questo appello, di farlo circolare e soprattutto di partecipare attivamente alla campagna elettorale organizzandola nelle varie località della provincia, sui luoghi di lavoro, nelle istituzioni.
Maurizio Albanese
Paola Baroni
Paolo Benvenuti
Maurizio Bini
Sergio Bontempelli
Alberto Bozzi
Cinzia Bucchioni
Ettore Bucci
Marcello Buiatti
Alessandro Breccia
Giovanni Capuzzi
Roberto Cerretini
Simone Coduti
Cristina Cosci
Simone D’Alessandro
Lorenzo Di Bari
Emiliano Dovico
Ilaria Ferrara
Marcello Ferrari
Marco Frediani
Alessandro Frosini
Giorgio Gallo
Alessandro Garzella
Francesco Gesualdi
Simonetta Ghezzani
Silvia Giamberini
Corrada Giammarinaro
Lido Giampaoli
Francesco Giorgelli
Maria Rosaria Lacatena
Sandro Modafferi
Isabella Moretti
Tiziana Nadalutti
Michele Nassi
Vanna Niccolai
Tiziana Noce
Matteo Novaga
Luca Odetti
Fausto Pascali
Mario Pezzella
Luigi Piccioni
Martina Pignatti Morano
Adriano Prosperi
Matteo Pucciani
Massimo Ronchieri
Carmelo Scaramuzzino
Fabrizio Sebastiani
Bruno Settis
Renzo Ulivieri
Cristiana Vettori
Maria Francesca Zini
don Armando Zappolini
Alberto Zoratti

 

    martedì 25 febbraio 2014

    Una riflessione sul rimpasto di giunta in Toscana - Alberto Bozzi

    Dato che il mio partito, Sel, stenta ad assumere pubblicamente una posizione esplicita e netta in merito al recente rimpasto della Giunta regionale della Toscana, mi ritengo in qualche modo legittimato a dire la mia, certo per quello che può valere, senza assegnarle né più nè meno valore di quanto effettivamente abbia. 

    La scorsa settimana il Presidente della Giunta regionale Rossi, a poco più di un anno dalla fine della legislatura, ha annunciato il ritiro delle deleghe a due Assessori e alla Vicepresidente della sua Giunta: rispettivamente agli Assessori Allocca e Scaletti e alla Vicepresidente Targetti – i primi due unica espressione in Giunta di Rifondazione comunista e del Nuovo Centro democratico di Tabacci. 
    L'operazione è stata svolta in assoluta sordina. Quasi fosse un'operazione di routine. E i toscani per lo più neanche se ne sono accorti. Ma agli osservatori attenti non è sfuggito che l'avvicendamento — quantomeno per quanto riguarda la Vicepresidenza Saccardi e l'Assessore Bobbio alla Formazione e Istruzione – sia avvenuto secondo il principio del 'posizionamento' nella Giunta regionale di sicuri fiduciari del Segretario del Pd e Sindaco di Firenze, nonché neo Presidente del Consiglio, Matteo Renzi. 
    Difficile sarebbe stato pensare diversamente, considerato che lo stesso Presidente Rossi si è astenuto dal motivare la sostituzione dei tre con un giudizio negativo sul loro operato. Il risultato conseguito, comunque sia, é consistito in una Giunta regionale sostanzialmente monocolore — a esclusione dell'Assessore Marson, di fatto difficilmente ascrivibile a qualsiasi forza politica, seppur a suo tempo promossa dall'Idv. Giunta regionale monocolore dunque, ma che il Presidente si é subito apprestato a tentare di 'puntellare/coprire' a sinistra. 

    Ha subito affermato, infatti, che l’Assessore mancante sarebbe stato individuato tra le personalità autorevoli della "sinistra di governo", ricerca al momento senza esiti positivi. Lo storico dell'arte Montanari, ad esempio, ha solertemente declinato la proposta. E in fondo come biasimarlo: la mutazione genetica della maggioranza che ha sin qui governato la Regione Toscana risulta davvero evidente e significativa. Qui non si tratta tanto di esprimere la solidarietà a questa o a quella forza politica ‘cacciata’ dall’organismo esecutivo di governo della Regione, ma di prendere atto di un rilevante mutamento del quadro politico e della sostanza stessa della maggioranza che amministra la Regione Toscana. 

    Espunta definitivamente la sinistra dalla Giunta si è aperta una fase limbica, di cui ovviamente non si conoscono gli obiettivi, se non quello dell'assestamento dei rapporti di potere all'interno del Pd. E nondimeno per questa fase si reclama l'impegno di una "sinistra di governo" — allusione evidente a SEL —, usando un'etichetta che suona stonata, assai simile a "sinistra ammaestrata e non rompicoglioni", il che equivale a dire "subalterna". No, non é davvero affare da poco quanto é avvenuto la scorsa settimana in Toscana. Un consiglio: SEL stia ben attenta e non cadere in situazioni imbarazzanti, in stile “la sventurata rispose”, e si limiti a valutare gli atti e ad approvarli a seconda che li condivida o meno, niente di più, niente di meno. Per la Toscana non si é annunciato nessun cambio di fase, nessun nuovo obiettivo concreto: si é soltanto proceduto a un baratto di nomi e deleghe in piena applicazione del manuale Cencelli. Adesso Renzi ha finalmente una propria sicura 'delegazione di fiduciari' in Giunta regionale, addirittura la Vicepresidente. 

    Il Presidente Rossi, dal canto suo, ha probabilmente 'ingoiato il rospo' per garantirsi un altro mandato da Presidente della Regione, scelta assai poco lungimirante, e ancor meno previdente, se traguardata alla luce dello scherzetto appena assestato dal neo Presidente del Consiglio a un altro Enrico, per ironia della sorte anch'egli pisano: Enrico Letta. Ma tant'è e al cuor non si comanda. Se il cuore palpita per il timore la testa finisce per andare in confusione e per incombere in errori madornali. Enrico Rossi é persona assai stimata in Toscana e ce ne sono oggettive ragioni, che derivano dalle sue indubbie e comprovate capacità amministrative, prima da Sindaco di Pontedera, poi da Assessore regionale alla Sanità e infine – anche – da Presidente della Regione Toscana. Rossi avrebbe potuto contrapporsi energicamente, con una relativa tranquillità, e soprattutto con discrete probabilità di successo, al diktat del suo Segretario – diktat o ‘accordicchio’ che sia, poco cambia. Un politico di razza, autorevole e competente, qual é senz’altro Rossi, avrebbe potuto, una volta ricevuta la 'richiesta' da Renzi, presentare ai toscani la realtà dei fatti. Comunicare loro la propria indisponibilità a simili giochi di palazzo, che poi sono giochi di potere. 

    Difendere il buon lavoro della sua Giunta e di tutti i suoi componenti, e infine, rimandare al mittente la 'richiesta’ con una significativa e puntuale postilla: se si intendesse proseguire su questa strada, sul tavolo c'è il mandato di Presidente. Con ciò Rossi non sarebbe affatto uscito di scena, al contrario, avrebbe rafforzato la propria autorevolezza e il proprio consenso. Su queste fondamenta avrebbe potuto ripresentare in maniera ancor più solida la propria candidatura in eventuali conseguenti primarie per ricevere di nuovo l'investitura con l’obiettivo di un nuovo e rigenerato centro-sinistra. 

    Avrebbe potuto farcela assurgendo al ruolo di antidoto vincente contro la politica che incarna e agisce Matteo Renzi, costituendo uno spiraglio a livello nazionale per la ricostruzione di un nuovo e rigenerato centro-sinistra – ripeto. Ha scelto invece un'altra strada, meno nobile e in fondo, a mio avviso, più impervia e imprudente perché esposta al rischio del non rispetto degli accordi. 
    Se gli accordi non venissero rispettati, come peraltro si è già visto verificarsi in questi giorni, sappia il Presidente Rossi che il suo appeal agli occhi dei toscani é oggi sicuramente assai meno solido. E a me non resta che dirmi profondamente deluso per il suo comportamento.

    Alberto Bozzi

    venerdì 14 febbraio 2014

    Europa 2014: la terra trema.

    La terra trema. Non è il film di Luchino Visconti, ma la realtà quotidiana del nostro Paese. La terra trema per la rabbia sociale crescente. La terra trema perché di fronte alla richiesta incessante di chi si sente oggi più debole si risponde con l'attenzione della politica agli equilibrismi di Palazzo. La sinistra sorta dalle ceneri dei congressi persi dopo la  disfatta del 2008 è oggi presente nel parlamento, negli enti locali. Porta in dote esperienze di buona amministrazione, esperimenti di alternativa governante. Porta con sé alcune tare da scontare: la voglia di sopravvivere di un certo ceto politico, la tendenza a dileguarsi. Tuttavia, questa sinistra di governo del cambiamento è ancora in campo.

    Se vuole consegnare un futuro carico di speranza, deve adempiere con pienezza al ruolo di lievito della sinistra sociale. Di quei pezzi che vanno ricomposti,  di quelle energie sane e positive esterne ai partiti che, tuttavia, hanno la consapevolezza del ruolo di queste organizzazioni e non ricorrono allo snobismo o ai cenacoli filosofici per imporre la propria attenzione.

    I rischi connessi all'operazione della lista unitaria di Altra Europa per Alexis Tsipras sono alti e abbiamo imparato a conoscerli: recrudescenza di nicchie identitarie sventolate con rancore verso chi ha provato la strada del governo, ostruzionismo silenzioso di chi non ha neanche l'intenzione di porsi a un tavolo per chiedere di aprire le porte e fare entrare aria fresca. Non l'aria putrida dei giovanilismi, di una supposta "società civile", ma le ansie e le speranze di coloro che hanno combattuto e combattono per un cambiamento reale.
    Senza mai stancarsi di dialogare e confrontarsi. Scegliendo le pratiche che uniscono, scorporando e distruggendo quelle che dividono.

    Nella nostra città, a Pisa, le molte sinistre per cui le Europee rappresentano un'ultima possibile opportunità costituente portano i nomi dei molteplici astenuti, degli iscritti e simpatizzanti di Sinistra Ecologia e Libertà, dei membri di Una Città in Comune - PRC, delle associazioni culturali e impegnate nel sociale come nelle lotte per uno sviluppo ecosostenibile e per i beni comuni, degli studenti medi e universitari che hanno animato con costanza e raziocinio il fantastico ciclo di lotte del 2008-2011. Tanti sono i limiti, ma tante pure le potenzialità. Non nascondiamo con ipocrisia le differenze, ma auspichiamo un salto di qualità nella riflessione politica.
    Le elezioni europee e la prospettiva di lista unitaria per Tsipras offrono uno spazio di agibilità che può esprimere un avanzamento condiviso.

    Se ci sarà condivisione delle pratiche operative di minima, delle forme di coinvolgimento e partecipazione dei cittadini, della piattaforma programmatica da elaborare insieme.
    Se sarà solo l'ennesima rivalsa fra gruppi di persone o se metteremo solo la polvere sotto il tappeto per il tempo da qui a maggio, avremo perso in partenza e sarebbe onesto saltare un giro. Ma l'occasione è importante e può costituire uno snodo storico.

    Per far questo, è essenziale che forze politiche, energie sociali e soggettività in fermento si parlino, espongano un progetto condiviso in ogni quartiere.
    È compito di chi vive l'esperienza di SEL far sì che di questa partita la nostra comunità sia vera protagonista: forte nelle proposte e nel contenuto, radicale nella prospettiva di cambiamento, propositiva e innovativa nelle pratiche. Ha questo senso, per noi, l'ordine del giorno congressuale che dichiara la prospettiva del socialismo europeo attraverso il sostegno alla candidatura di Alexis Tsipras.  

    Ci mettiamo a disposizione di questa discussione anzitutto nella nostra comunità politica, perché si faccia foriera di questo bisogno in ogni luogo e in ogni momento di qui al 25 maggio. Invitiamo tutte e tutti coloro che hanno a cuore i medesimi intenti di mobilitarsi e far sì che, nei propri luoghi e a seconda del proprio contesto, questa prospettiva sia resa praticabile della lista di Altra Europa, potenziale nucleo costituente di un vasto campo di forze capaci di immaginare e concretare l'alternativa governante.

    venerdì 24 gennaio 2014

    CTP 6: "Mai più guerra". L'intervento di Mauro Stampacchia.


    Stasera tocca a me un compito non facile e nemmeno particolarmente piacevole: quello di esprimere, proprio alle prime battute di una esperienza che considero importante, il mio netto dissenso rispetto alle scelte operate dalla maggioranza nella scelta del candidato Presidente della circoscrizione. Lungamente aspettato, questo inizio ha sofferto un ritardo forse per le esigenze delle dinamiche interne di alcuni partiti. di maggioranza e di minoranza. 

    Sel, il partito che rappresento, alle ultime elezioni è entrato nella coalizione ponendo come condizione che si attui un "cambio di passo", un nuovo orientamento più deciso a difesa dei ceti falcidiati dalla crisi, a difesa del territorio contro la cementificazione selvaggia, a promozione della partecipazione dei cittadini, vera chiave di volta della politica di cambiamento, nazionale, e locale. 

    Come CTP, lo ha osservato anche l'assessore Danti, partiamo più bassi. Con le circoscrizioni i consiglieri avevano una investitura popolare, ora siamo di nomina partitica. Una pessima malattia, quella della nomina dall'alto, che ha corroso la vita politica italiana fino a quando recentemente la Corte Costituzionale non ha cancellato dalla legge elettorale le norme che prevedevano di fatto la nomina partitica dei parlamentari. Come immediata reazione, l'accordo extraparlamentare per una nuova legge esclude preferenze e finanche dal diritto di rappresentanza quegli elettori che non intendano votare per i partiti a maggior seguito elettorale. 

    Ma per fortuna negli organismi quale quello che si insedia stasera si può superare la condizione di nominati se con spirito di umiltà questo Consiglio si metterà all'ascolto delle esigenze dei cittadini e se promuoverà la capacità di governo diretto della cosa pubblica. 
    Purtroppo dobbiamo cominciare con una forte nota di critica e di dissenso, che getta una luce non favorevole su questo inizio. Sel non è un partito che ama porre veti a persone e candidature, come è successo anche per questo stesso consiglio, nè polemiche a sfondo personale o la demonizzazione di chi è diverso da noi. Siamo per il dialogo, anche e sopratutto con chi è diverso da noi. Non posso esimermi dall'esprimere il mio dissenso dalla candidatura designata dalla maggioranza per la Presidenza di questo circolo. 
    Non piace riaprire vecchie polemiche, ma non molto tempo fa la nostra città è stata attraversata e divisa dalla questione poi nota come quella dei "bimbi in caserma". Premetto che da convinto pacifista si debba rendere onore a chiunque perda la vita in servizio, come a chi la perda per lavoro. Ed è anzi assolutamente meritorio che nel nome e nella memoria di un caduto costruire iniziative sociali a favore di bambini colpiti dalla guerra. Forse sarebbe ancor meglio bandire totalmente la guerra, perchè noi oggi sappiamo che quando si accende la macchina della guerra, la prima vittima, oltre la verità, sono i civili inermi e tra i civili i più inermi, i bambini. E' la "guerra ai civili" di cui tanto si stanno occupando gli storici, anche qui a Pisa. 
    Si rispetti comunque ogni sensibilità. Come quella che anima l'iniziativa onlus sopradetta. Ma anche quella delle tante famiglie che anche a Pisa, dalla seconda guerra mondiale e dai suoi micidiali bombardamenti, (una sola data: 31 agosto 1943), han dovuto chiudere il ricordo dei propri congiunti caduti dentro al proprio cuore ma ponendo a suggello tre semplici parole: MAI PIU' GUERRA. 
    Si ripudi, come da Costituzione, la guerra e non si usino le caserme, che noi vorremmo luogo di formazione alla democrazia di giovani donne ed uomini, ma adulti, che prestano servizio, come luogo di acculturazione di bambini non in grado di misurare se stessi con il fenomeno delle armi e dell'uso della violenza armata, come si fa in guerra. Noi speriamo, anzi esigiamo, che quel formato particolare (scolaresche in caserma in orario scolastico) non si ripresenti in futuro. 
    La candidatura della maggioranza ci appare non adatta a ricoprire il ruolo di Presidente di CTP che inevitabilmente è un ruolo di garanzia, e non di divisione come è stato negli episodi ricordati. E nemmeno, in questo contesto, rappresenti quel cambio di passo di cui dicevo, ma piuttosto una svolta all'indietro. Non è una polemica ad personam, è un giudizio politico. 
    Ecco perchè dobbiamo, ma non avremmo voluto, dire quanto appena detto. Pur facendo parte di una forza convintamente nella maggioranza e convintamente decisa a portare quella maggioranza a importanti risultati amministrativi e politici, stasera voterò contro la candidatura proposta. Se altre si fossero manifestate o si manifestassero dentro la maggioranza, volentieri le avrei prese in considerazione. Temo che questo non avvenga, e non è un buon segno. 

    Non vi nascondo che ho ben chiara la contraddizione di quello che intendo fare. 
    La politica, quella buona e quella vera, si costruisce sui pilastri della responsabilità, della fiducia e della lealtà. Nominato dentro la maggioranza, voto fuori della maggioranza. Questa contraddizione mi causa disagio e inquietudine. Mi riservo quindi, anche all'esito di questa riunione, di valutare, non senza rammarico, l'ipotesi di mie dimissioni, per risolvere il mio personale disagio, e come segno forte di necessario dissenso. 
    Ringrazio per l'attenzione, e auguro a tutti un buon lavoro, nella consapevolezza dell'importanza di ciò che andranno a fare, e nello spirito di umiltà e democrazia di cui ho detto.

    Mauro Stampacchia
    Consiglio Territoriale di Partecipazione 6
    22 gennaio 2014

    giovedì 23 gennaio 2014

    LA SINISTRA CHE VINCE E CHE NON HA PAURA. Verso le elezioni europee 2014, #consultazionediretta!

    L'approvazione di una mozione sulla collocazione europea da parte del congresso regionale toscano di Sinistra Ecologia e Libertà in difformità rispetto al documento politico nazionale costituisce l'ennesimo atto di contraddizione che osserviamo nel corso degli ultimi mesi. Mentre si diffondono appelli contrastanti rispetto al ruolo di SEL in una eventuale compagine politica continentale e in relazione alle candidature alla presidenza della Commissione UE, da più parti sostenute, di Martin Schulz per il Partito del Socialismo Europea e di Alexis Tsipras per il Partito della Sinistra Europea, nella nostra comunità politica prosegue incessante la votazione, da più parti unanime, dell'unico documento politico sottoscritto da Nichi Vendola. Un documento che affronta la vicenda della collocazione europea e conferisce una risposta precisa.

    Come iscritte e iscritti di Sinistra Ecologia e Libertà riteniamo che il congresso sia il luogo fondamentale e sovrano per la definizione della strategia politica e di qualsiasi posizionamento di lungo periodo. Non possiamo evitare di tener conto, tuttavia, che una serie di riflessioni sulla figura e sul ruolo di Alexis Tsipras tendono a smentire la lettera di adesione al PSE, firmata dal nostro presidente nazionale e confermata dal voto dell'Assemblea Nazionale di SEL.

    Ogni contraddizione non risolta, ogni nodo politico non sciolto, ogni silenzio più o meno volontario sulle vicende vitali della nostra comunità politica è una sponda al tatticismo, alle strumentalizzazioni. È una sponda possibile per la morte della nostra esperienza di lievito della sinistra, a disposizione dei progressisti interessati al cambiamento e all'alternativa governante.

    Siamo compagni e compagne che hanno elaborato o stanno elaborando riflessioni diverse rispetto alla collocazione europea del nostro partito. Non intendiamo, dunque, imporre una risposta univoca e definitiva. Esigiamo elementi di chiarezza. Esigiamo strumenti di decisione chiari e coinvolgenti rispetto a tutta la nostra comunità politica.

    Chiediamo alle delegate e ai delegati del congresso nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà di non scegliere collocazione europea e candidatura alla testa della Commissione UE: l'emersione tardiva di una serie di opinioni discordanti e distinte rispetto a questi temi rende necessario un percorso -pur tardivo anch'esso- di partecipazione e coinvolgimento.

    Chiediamo alle delegate e ai delegati del congresso nazionale di chiamare le iscritte e gli iscritti, le associazioni e i movimenti, ad un percorso di partecipazione che parta da assemblee territoriali, preferibilmente cittadine e di quartiere.

    Un percorso che illustri le diverse prospettive e possibilità della collocazione in Europa e che porti all'elaborazione di tesi, anche contrapposte, che rispondano alle seguenti domande:
    • è utile e importante una collocazione politica europea per SEL? Se si, quale?
    • è utile e importante la scelta di una candidatura alla testa della Commissione UE? Se si, chi?
    • quali sono le priorità politiche che SEL dovrà portare al Parlamento Europeo?
    I tre quesiti e le relative tesi propositive dovranno essere oggetto di una #consultazionediretta degli iscritti e delle iscritte. 
    Per la risposta al terzo quesito bisognerà consentire, invece, la partecipazione di tutte e tutti coloro che, sia pure non membri di SEL, hanno intenzione di portare un contributo.
    Solamente così avremo la possibilità di rimediare alla mancanza gravissima di un percorso di partecipazione e coinvolgimento concreto rispetto alla vicenda.

    Domandiamo che il percorso, lanciato dal congresso nazionale del partito, abbia almeno la durata di 45 giorni, sia articolato su un ballottaggio eventuale fra le due tesi più votate su ciascuno dei primi due quesiti laddove non si sia raggiunta una maggioranza assoluta o qualificata e che sia consentita la partecipazione al voto di coloro che intenderanno iscriversi a Sinistra Ecologia e Libertà entro la data di svolgimento della consultazione medesima.

    Abbiamo bisogno di pratiche di coinvolgimento e di democrazia.
    Ne va per la partita aperta a Firenze nel 2010.
    Una sinistra coraggiosa è la sola sinistra che vince.

    Ettore Bucci
    Andrea Binetti 
    Michele Nassi 
    Corrada Giammarinaro 
    Elisa Migliaccio 
    Maria Letizia Episcopo 
    Martina Montemaggi 
    Alberto Bozzi 
    Renzo Ulivieri 
    Piero Pancani 
    Marcello Buiatti 
    Michele Fortezza
    Andrea Bellotti
    Matteo Pucciani

    venerdì 10 gennaio 2014

    Renzellum: verso una legge elettorale eversiva di Andrea Binetti

    Nelle ultime ore sta crescendo il pressing da parte di Renzi e renziani per imporre l'adozione di un sistema elettorale che resusciti artificialmente il bipolarismo e, in prospettiva, il bipartitismo nonostante che gli esiti delle ultime tornate elettorali siano andati in direzione opposta.
    Tre, ufficialmente, le proposte del segretario del PD tra le quali, il "sistema elettorale dei sindaci", il sistema elettorale spagnolo e una variante peggiorativa delle leggi n.276 e 277 del 4 Agosto 1993 note con il nome di "Legge Mattarella".
    Tra queste quella che sembra, realisticamente, avere più chances di andare in porto è una specie di Mattarellum modificato.
    Si tratterebbe di un'aberrazione giuridica per la quale il 75% dei seggi verrebbero eletti con un sistema maggioritario uninominale, un altro 15% sarebbe assegnato al partito vincente come premio di maggioranza mentre il restante 10% dei seggi sarebbe riservato come "diritto di tribuna" ma solo ai partiti che superano la soglia del 4%.
    Vale la pena di effettuare alcune brevi osservazioni:

    1) Questa proposta è finalizzata all'eliminazione del multipartitismo in Italia chiudendo definitivamente una storia iniziata con la fine del regime fascista;

    2) Si toglierebbe definitivamente all'elettore la possibilità di scegliere tra più candidati dello stesso partito;

    3) Non esiste/non è mai esistito, altrove nel mondo, nessun caso in cui sia stato adottato un sistema elettorale con premio di maggioranza dato che, già di per se, i sistemi elettorali maggioritari tendono a distorcere notevolmente, in termini di seggi, la volontà dell'elettore a favore del/dei partiti più forti e, non a caso, nella "legge Mattarella" era stata prevista una quota del 25% dei seggi da assegnare con metodo proporzionale oltre al meccanismo dello scorporo, meccanismo anch'esso volto a ridimensionare l'effetto maggioritario;

    4) Non esiste/non è mai esistito, altrove nel mondo, nessun sistema elettorale che preveda il diritto di tribuna con soglia di sbarramento dato che per la sua natura il "diritto di tribuna" è riservato alle forze minori escluse, altrimenti, da ogni rappresentanza parlamentare.

    Questa proposta presenta non uno ma numerosi aspetti, tra i quali lo stravolgimento del principio di rappresentanza, che violano la costituzione italiana.
    A questo punto c'è da augurarsi che, per qualche bieco calcolo politico, Grillo e/o Berlusconi facciano affondare tali proposte oppure che, nella malaugurata ipotesi che il parlamento italiano arrivi ad adottare il Renzellum, la Corte Costituzionale gli riservi lo stesso trattamento che ha adoperato per il Porcellum.