Mutare un lamento in
danza.
È stato questo, in
pochissime parole, il contenuto del 26 ottobre.
Lo sgombero dell'ex
Colorificio Toscano, a Pisa, è stato il progressivo presentarsi
delle attività del Municipio dei Beni Comuni alla città e,
attraverso la cronaca sul web a cura di Radio Roarr, alle
associazioni e movimenti del Paese. Un lungo racconto iniziato alle
otto e mezza del mattino, con l'arrivo delle forze dell'ordine
all'ingresso della struttura.
All'interno dei 14mila e
più metri quadri di sito produttivo lasciato al degrado da parte
dell'azienda proprietaria, duecento attivisti erano impegnati nelle
attività del Municipio. Dalla sala studio alla scuola d'italiano per
stranieri di Africa Insieme. Dalla web radio alle lezioni di Giorgio
Gallo e Mauro Stampacchia, docenti universitari. Dalla palestra
d'arrampicata ai corsi di danza.
La forza gentile di
queste associazioni è stata la capacità di barricare le attività
all'interno del sito e, proprio attraverso uno sgombero trasformato
in una intelligente scena politica, proiettarle negli occhi e nelle
menti della città. Per far capire che possono essere interrotte le
attività, ma che “le idee non si sgomberano”. Gli
studenti di Sinistra Per... e di Officina – Unione degli Studenti
hanno portato il contributo degli universitari e dei medi. Come
sempre un contenuto importante, inclusivo, razionale.
Sul posto c'erano i
consiglieri comunali di Una Città in Comune e di Sinistra Ecologia e
Libertà, attraverso la capogruppo Simonetta Ghezzani. L'opposizione
politica all'amministrazione cittadina e il mio partito, al governo
della città a seguito delle ultime elezioni amministrative.
A
seguire la vicenda, associazioni e movimenti di tutta Italia, la
fondazione Cercare Ancora di Fausto Bertinotti e Alfonso Gianni (che
ha rivolto al Municipio un messaggio di saluto), il deputato di SEL
Nicola Fratoianni, che proprio qui aveva condotto una recente visita
degli eletti di SEL delle istituzioni dei Comuni d'area pisana e
della Provincia. Nicola Fratoianni ha insistito sulla necessità di
un tavolo politico in cui l'amministrazione comunale giocasse una
partita nuova. Nella convinzione che, come riportato dalla mozione
approvata dal Consiglio Comunale di Pisa in aprile, “riconosciuto
l'elevato valore sociale delle attività svolte da cittadini e
associazioni
[..] il
Consiglio Comunale impegna il Sindaco e la Giunta comunale a
ricorrere anch'essi a tutti gli strumenti a loro disposizione per
evitare uno sgombero coatto dell'ex "Colorificio Toscano",
facendosi promotori di ogni iniziativa possibile che permetta di
arrivare a una soluzione pacifica e di favorire un dialogo
costruttivo tra le associazioni e la proprietà al fine del
raggiungimento di un'intesa fra loro, nel pieno rispetto della
legalità e dei valori sociali espressi dalle attività delle
associazioni stesse.”
Il
punto del rispetto della legalità è stato il cardine del durissimo
intervento del sindaco Marco Filippeschi, nel corso della mattinata
del 26 ottobre. Oltre a dichiarare che il Sindaco e la Giunta non
potevano essere considerati responsabili dello sgombero, si dice che
l'amministrazione “ha
cercato e cercherà di creare un confronto fra le associazioni e la
proprietà privata interessata, in condizioni che garantiscano il
rispetto della legalità.”
Chi
occupa nuoce al rispetto della legalità? Gli studenti che nel 2010
avevano bloccato tutte le facoltà dell'Ateneo, per intere settimane
nel corso della discussione della Legge di riforma del sistema
universitario,
hanno ottenuto la piena solidarietà del Consiglio Comunale,
l'attestazione di stima e vicinanza da parte del Sindaco,
l'interlocuzione piena e sincera delle istituzioni accademiche.
Occupare, dunque, nuoce in toto al rispetto della legalità?
Segnalare le numerose case sfitte e disabitate, come hanno fatto i
movimenti sociali di questa città, nuoce al rispetto della legalità?
L'occupazione è senza dubbio una pratica al
limite di qualsiasi idea di legalità. C'è di peggio, tuttavia. È
la povertà di un dibattito politico in cui l'occupazione degli spazi
sfitti viene paragonata a un furto. Come se la proprietà, privata o
pubblica, fosse un elemento intangibile, che la politica non deve
porre in esame a seconda dell'uso che ne viene fatto o della funzione
cui è ricondotta. Da qui il forte appello di costituzionalisti (in
testa Paolo Maddalena e Stefano Rodotà), singoli e associazioni
affinché, pur nel rispetto della sentenza ormai pronunciata, ci
fosse un avanzamento di riflessione e uno scatto di coraggio da parte
della politica nell'applicare in maniera forte l'articolo 42,
relativamente alla funzione sociale della proprietà.
In modo molto semplicistico, si potrebbe
replicare: non è affare dell'amministrazione comunale. È una
vicenda di ordine pubblico, da gestire solo attraverso la questura.
C'è da domandarsi, allora, quale sia il ruolo della politica. Quello
di osare e inventare strade nuove, per governare il cambiamento,
oppure quello di attenersi alla referenza notarile della
giurisprudenza?
Sinistra Ecologia e Libertà, nella stessa
giornata del 26 ottobre, ha compiuto un avanzamento. Nel consiglio
del Primo Municipio di Roma Capitale, attraverso l'azione dei nostri
compagni nelle istituzioni, è stato bloccato il tentativo della
destra e del Movimento 5 Stelle di chiedere lo sgombero del Teatro
Valle, occupato ormai da anni e oggetto di una grande vertenza di
rilievo nazionale, come l'ex Colorificio. Un atto del consiglio del
Municipio ha determinato la valorizzazione e il rilancio del sito,
nell'ottica di una più vasta produzione culturale.
"Riteniamo",
aggiungono Jacopo Maria Argilli, Graziella Manca e Mauro Cioffari
(SEL Roma Capitale – 1° Municipio) "che l’attività svolta
fin ad ora all’interno della struttura, vista la grandissima
partecipazione di moltissimi esponenti del mondo della cultura, che
ha portato la struttura a vincere il premio internazionale per la
partecipazione attiva Princess Margriet Award della European Cultural
Foundation (2013),
vada tenuta in considerazione per il futuro del Teatro Valle stesso".
Toh, quell'Europa che invita l'ex Colorificio a
raccontare la sua esperienza.
Sinistra
Ecologia e Libertà di Pisa Città oggi ha seguito con attenzione
ogni momento dello sgombero. Ha preso parte, attraverso i suoi
militanti, al presidio esterno alla struttura. Era in piazza XX
settembre, nel momento culminante della giornata, dopo otto lunghe
ore di fuoriuscita degli attivisti. Non ci interessa piazzare una
bandierina. “Esserci”
non
significa presenziare, annuire. In maniera estremistica: è una
presenza anche inutile, contraddittoria e fuorviante, se non è
accompagnata dallo studio di una o più alternative coraggiose, oltre
che dalla positura di elementi politici forti nel dibattito pubblico.
Per
realizzare una autentica trattativa politica è, tuttavia, necessaria
la presenza e la riflessione della Giunta. Perché “il
Comune di Pisa è responsabile dello sgombero”?
Perché non siamo capaci di distinguere i ruoli delle istituzioni e
ricadiamo nell'errore tipico dei minoritari e degli ideologici, ossia
la tuttologia? No.
Perché
intendiamo affermare la necessità di una destinazione condivisa di
quel bene. Perché intendiamo costruire un concreto percorso di
partecipazione delle associazioni del Municipio e, in prospettiva, di
tutte le associazioni e i movimenti interessati a sviluppare attività
in uno spazio sfitto. Perché, per attivare uno spazio sfitto da
anni, può essere utile lo strumento dell'assegnazione diretta, sia
pure temporanea, specie se si tratta di uno spazio di proprietà
dell'amministrazione pubblica. Perché, anche se non si fosse
interessati allo strumento dell'esproprio, è fondamentale una
trattativa a un tavolo unico fra proprietà e movimenti. Perché
questa vicenda non è una storia di ordine pubblico, malgrado la
presenza intelligente della Questura e delle forze dell'ordine:
questi non possono sostituirsi alle istituzioni e alla politica.
Perché le istituzioni non possono barricarsi nel silenzio. Neanche
se i membri di tali istituzioni hanno in tasca la tessera del mio
partito. Perché fare politica è un atto di coraggio e, qualora non
s'intendano assumere atteggiamenti conseguenti rispetto alla mozione
del consiglio comunale, sarebbe più corretto dichiarare
pubblicamente il discostarsi da quell'atto politico.
Sinistra Ecologia e Libertà, attraverso i suoi
amministratori locali in tutta Italia, è impegnata ogni giorno sul
campo degli spazi sociali, dell'allocazione delle aree sfitte, della
destinazione a fini sociali, della risoluzione delle controversie in
situazioni di occupazione. Sinistra Ecologia e Libertà, nemica delle
grande intese che tengono in ostaggio il Paese, è al governo in
grandi e piccole città d'Italia. Pisa, da giugno, è una di queste.
Al governo per una svolta a sinistra, non per aggregare un
contrassegno elettorale.
A questa responsabilità di governo non bisogna
accompagnare solo i comunicati di solidarietà. Né tanto meno
l'abiura dell'osare, nel nome dei veti, delle paure. Perché siamo
morti di tatticismo se perdiamo il coraggio di usare le parole della
verità e la voglia di trattare, anche a muso duro, anche con
pubblica sfacciataggine, le migliori condizioni per l'azione di
governo. Perché rischiamo di restare incastrati fra l'intransigenza
di chi non aspetta altro che metterci alla berlina per dichiarare il
nostro tradimento e il veto di chi si fa scudo del Palazzo per
nascondere una politica pavida e incapace di confrontarsi con istanze
positive e propositive.
Ad
esprimere un profondo e condivisibile disagio è Stefano Fabbri,
coordinatore
del comitato “Pisa per Civati”, candidato alla segreteria
federale del PD. “Sono
angosciato perché nella vicenda dell'ex Colorificio la politica
tutta ha una grande responsabilità, quella di non aver saputo
cogliere il senso di socialità diffusa che proviene da
quell'esperienza, ed ha abdicato al suo ruolo, rinunciano proprio a
quel coraggio di cui invece abbiamo tutti bisogno: il coraggio della
testimonianza e della scelta. Si poteva evitare tutto questo pur in
un quadro di grande complessità che garantisse tutti gli attori
coinvolti?”
Non è accettabile che un Sindaco dichiari, a
nome della propria Giunta, un pubblico disinteresse per la vicenda.
Non è accettabile il trincerarsi dietro formule di ossequio della
legalità cui non si accompagnano gesti di vicinanza, cui non
conseguono atti di interlocuzione. Non è accettabile abdicare al
coraggio delle scelte, aspettando l'ultimo minuto utile per dire
qualche mezza frase con cui ritenere espletato il proprio dovere nei
confronti del “compagnòmetro”.
Mutare
un lamento in danza.
Parafrasando il salmo 30 dell'Antico Testamento, è stata questa la
grande capacità dei movimenti, il 26 ottobre. Non rinchiudersi nella
spirale dell'opposizione fine a se stessa, ma provare ad allargare, a
sfidare in senso positivo. Memori dei lunghi anni d'azione collettiva
in cui, con piacere e voglia di promuovere l'allora progetto
Rebeldia, più di cinquemila persone invasero pacificamente le strade
di Pisa. Perché una città che vuole vivere deve curare bene i suoi
polmoni; fra questi, in particolare, gli spazi sociali.
Ho sempre rispettato chi
sceglieva la via dei movimenti, dell'attivismo associativo, delle
pratiche di mutualismo più colorate e anticonvenzionali. Non
appartiene al mio modo di fare, ma lo rispetto e lo osservo ogni
volta, per imparare qualcosa di buono. Ho creduto e credo, fra i
sempre meno under 30 che frequentano una sezione di partito, che
l'appartenenza a una comunità politica organizzata e generalista
abbia ancora senso, se supportata da tre elementi: metodo di studio,
cultura d'organizzazione, cultura di governo.
Cosa facciamo, dunque, per praticare nel cambiamento questa cultura
di governo, facendo sì che le nostre parole non siano “come
un bronzo che risuona o un cembalo
che tintinna”? Rispondiamo a questa domanda.
Ettore Bucci
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