domenica 27 ottobre 2013

Colori e coraggio


Mutare un lamento in danza.
È stato questo, in pochissime parole, il contenuto del 26 ottobre.

Lo sgombero dell'ex Colorificio Toscano, a Pisa, è stato il progressivo presentarsi delle attività del Municipio dei Beni Comuni alla città e, attraverso la cronaca sul web a cura di Radio Roarr, alle associazioni e movimenti del Paese. Un lungo racconto iniziato alle otto e mezza del mattino, con l'arrivo delle forze dell'ordine all'ingresso della struttura.
All'interno dei 14mila e più metri quadri di sito produttivo lasciato al degrado da parte dell'azienda proprietaria, duecento attivisti erano impegnati nelle attività del Municipio. Dalla sala studio alla scuola d'italiano per stranieri di Africa Insieme. Dalla web radio alle lezioni di Giorgio Gallo e Mauro Stampacchia, docenti universitari. Dalla palestra d'arrampicata ai corsi di danza.
La forza gentile di queste associazioni è stata la capacità di barricare le attività all'interno del sito e, proprio attraverso uno sgombero trasformato in una intelligente scena politica, proiettarle negli occhi e nelle menti della città. Per far capire che possono essere interrotte le attività, ma che “le idee non si sgomberano”. Gli studenti di Sinistra Per... e di Officina – Unione degli Studenti hanno portato il contributo degli universitari e dei medi. Come sempre un contenuto importante, inclusivo, razionale.
Sul posto c'erano i consiglieri comunali di Una Città in Comune e di Sinistra Ecologia e Libertà, attraverso la capogruppo Simonetta Ghezzani. L'opposizione politica all'amministrazione cittadina e il mio partito, al governo della città a seguito delle ultime elezioni amministrative.

A seguire la vicenda, associazioni e movimenti di tutta Italia, la fondazione Cercare Ancora di Fausto Bertinotti e Alfonso Gianni (che ha rivolto al Municipio un messaggio di saluto), il deputato di SEL Nicola Fratoianni, che proprio qui aveva condotto una recente visita degli eletti di SEL delle istituzioni dei Comuni d'area pisana e della Provincia. Nicola Fratoianni ha insistito sulla necessità di un tavolo politico in cui l'amministrazione comunale giocasse una partita nuova. Nella convinzione che, come riportato dalla mozione approvata dal Consiglio Comunale di Pisa in aprile, “riconosciuto l'elevato valore sociale delle attività svolte da cittadini e associazioni [..] il Consiglio Comunale impegna il Sindaco e la Giunta comunale a ricorrere anch'essi a tutti gli strumenti a loro disposizione per evitare uno sgombero coatto dell'ex "Colorificio Toscano", facendosi promotori di ogni iniziativa possibile che permetta di arrivare a una soluzione pacifica e di favorire un dialogo costruttivo tra le associazioni e la proprietà al fine del raggiungimento di un'intesa fra loro, nel pieno rispetto della legalità e dei valori sociali espressi dalle attività delle associazioni stesse.”

Il punto del rispetto della legalità è stato il cardine del durissimo intervento del sindaco Marco Filippeschi, nel corso della mattinata del 26 ottobre. Oltre a dichiarare che il Sindaco e la Giunta non potevano essere considerati responsabili dello sgombero, si dice che l'amministrazione “ha cercato e cercherà di creare un confronto fra le associazioni e la proprietà privata interessata, in condizioni che garantiscano il rispetto della legalità.”

Chi occupa nuoce al rispetto della legalità? Gli studenti che nel 2010 avevano bloccato tutte le facoltà dell'Ateneo, per intere settimane nel corso della discussione della Legge di riforma del sistema universitario, hanno ottenuto la piena solidarietà del Consiglio Comunale, l'attestazione di stima e vicinanza da parte del Sindaco, l'interlocuzione piena e sincera delle istituzioni accademiche. Occupare, dunque, nuoce in toto al rispetto della legalità? Segnalare le numerose case sfitte e disabitate, come hanno fatto i movimenti sociali di questa città, nuoce al rispetto della legalità?

L'occupazione è senza dubbio una pratica al limite di qualsiasi idea di legalità. C'è di peggio, tuttavia. È la povertà di un dibattito politico in cui l'occupazione degli spazi sfitti viene paragonata a un furto. Come se la proprietà, privata o pubblica, fosse un elemento intangibile, che la politica non deve porre in esame a seconda dell'uso che ne viene fatto o della funzione cui è ricondotta. Da qui il forte appello di costituzionalisti (in testa Paolo Maddalena e Stefano Rodotà), singoli e associazioni affinché, pur nel rispetto della sentenza ormai pronunciata, ci fosse un avanzamento di riflessione e uno scatto di coraggio da parte della politica nell'applicare in maniera forte l'articolo 42, relativamente alla funzione sociale della proprietà.

In modo molto semplicistico, si potrebbe replicare: non è affare dell'amministrazione comunale. È una vicenda di ordine pubblico, da gestire solo attraverso la questura. C'è da domandarsi, allora, quale sia il ruolo della politica. Quello di osare e inventare strade nuove, per governare il cambiamento, oppure quello di attenersi alla referenza notarile della giurisprudenza?

Sinistra Ecologia e Libertà, nella stessa giornata del 26 ottobre, ha compiuto un avanzamento. Nel consiglio del Primo Municipio di Roma Capitale, attraverso l'azione dei nostri compagni nelle istituzioni, è stato bloccato il tentativo della destra e del Movimento 5 Stelle di chiedere lo sgombero del Teatro Valle, occupato ormai da anni e oggetto di una grande vertenza di rilievo nazionale, come l'ex Colorificio. Un atto del consiglio del Municipio ha determinato la valorizzazione e il rilancio del sito, nell'ottica di una più vasta produzione culturale.

"Riteniamo", aggiungono Jacopo Maria Argilli, Graziella Manca e Mauro Cioffari (SEL Roma Capitale – 1° Municipio) "che l’attività svolta fin ad ora all’interno della struttura, vista la grandissima partecipazione di moltissimi esponenti del mondo della cultura, che ha portato la struttura a vincere il premio internazionale per la partecipazione attiva Princess Margriet Award della European Cultural Foundation (2013), vada tenuta in considerazione per il futuro del Teatro Valle stesso".

Toh, quell'Europa che invita l'ex Colorificio a raccontare la sua esperienza.

Sinistra Ecologia e Libertà di Pisa Città oggi ha seguito con attenzione ogni momento dello sgombero. Ha preso parte, attraverso i suoi militanti, al presidio esterno alla struttura. Era in piazza XX settembre, nel momento culminante della giornata, dopo otto lunghe ore di fuoriuscita degli attivisti. Non ci interessa piazzare una bandierina. “Esserci” non significa presenziare, annuire. In maniera estremistica: è una presenza anche inutile, contraddittoria e fuorviante, se non è accompagnata dallo studio di una o più alternative coraggiose, oltre che dalla positura di elementi politici forti nel dibattito pubblico.

Per realizzare una autentica trattativa politica è, tuttavia, necessaria la presenza e la riflessione della Giunta. Perché “il Comune di Pisa è responsabile dello sgombero”? Perché non siamo capaci di distinguere i ruoli delle istituzioni e ricadiamo nell'errore tipico dei minoritari e degli ideologici, ossia la tuttologia? No.

Perché intendiamo affermare la necessità di una destinazione condivisa di quel bene. Perché intendiamo costruire un concreto percorso di partecipazione delle associazioni del Municipio e, in prospettiva, di tutte le associazioni e i movimenti interessati a sviluppare attività in uno spazio sfitto. Perché, per attivare uno spazio sfitto da anni, può essere utile lo strumento dell'assegnazione diretta, sia pure temporanea, specie se si tratta di uno spazio di proprietà dell'amministrazione pubblica. Perché, anche se non si fosse interessati allo strumento dell'esproprio, è fondamentale una trattativa a un tavolo unico fra proprietà e movimenti. Perché questa vicenda non è una storia di ordine pubblico, malgrado la presenza intelligente della Questura e delle forze dell'ordine: questi non possono sostituirsi alle istituzioni e alla politica. Perché le istituzioni non possono barricarsi nel silenzio. Neanche se i membri di tali istituzioni hanno in tasca la tessera del mio partito. Perché fare politica è un atto di coraggio e, qualora non s'intendano assumere atteggiamenti conseguenti rispetto alla mozione del consiglio comunale, sarebbe più corretto dichiarare pubblicamente il discostarsi da quell'atto politico.

Sinistra Ecologia e Libertà, attraverso i suoi amministratori locali in tutta Italia, è impegnata ogni giorno sul campo degli spazi sociali, dell'allocazione delle aree sfitte, della destinazione a fini sociali, della risoluzione delle controversie in situazioni di occupazione. Sinistra Ecologia e Libertà, nemica delle grande intese che tengono in ostaggio il Paese, è al governo in grandi e piccole città d'Italia. Pisa, da giugno, è una di queste. Al governo per una svolta a sinistra, non per aggregare un contrassegno elettorale.

A questa responsabilità di governo non bisogna accompagnare solo i comunicati di solidarietà. Né tanto meno l'abiura dell'osare, nel nome dei veti, delle paure. Perché siamo morti di tatticismo se perdiamo il coraggio di usare le parole della verità e la voglia di trattare, anche a muso duro, anche con pubblica sfacciataggine, le migliori condizioni per l'azione di governo. Perché rischiamo di restare incastrati fra l'intransigenza di chi non aspetta altro che metterci alla berlina per dichiarare il nostro tradimento e il veto di chi si fa scudo del Palazzo per nascondere una politica pavida e incapace di confrontarsi con istanze positive e propositive.

Ad esprimere un profondo e condivisibile disagio è Stefano Fabbri, coordinatore del comitato “Pisa per Civati”, candidato alla segreteria federale del PD. “Sono angosciato perché nella vicenda dell'ex Colorificio la politica tutta ha una grande responsabilità, quella di non aver saputo cogliere il senso di socialità diffusa che proviene da quell'esperienza, ed ha abdicato al suo ruolo, rinunciano proprio a quel coraggio di cui invece abbiamo tutti bisogno: il coraggio della testimonianza e della scelta. Si poteva evitare tutto questo pur in un quadro di grande complessità che garantisse tutti gli attori coinvolti?”

Non è accettabile che un Sindaco dichiari, a nome della propria Giunta, un pubblico disinteresse per la vicenda. Non è accettabile il trincerarsi dietro formule di ossequio della legalità cui non si accompagnano gesti di vicinanza, cui non conseguono atti di interlocuzione. Non è accettabile abdicare al coraggio delle scelte, aspettando l'ultimo minuto utile per dire qualche mezza frase con cui ritenere espletato il proprio dovere nei confronti del “compagnòmetro”.

Mutare un lamento in danza. Parafrasando il salmo 30 dell'Antico Testamento, è stata questa la grande capacità dei movimenti, il 26 ottobre. Non rinchiudersi nella spirale dell'opposizione fine a se stessa, ma provare ad allargare, a sfidare in senso positivo. Memori dei lunghi anni d'azione collettiva in cui, con piacere e voglia di promuovere l'allora progetto Rebeldia, più di cinquemila persone invasero pacificamente le strade di Pisa. Perché una città che vuole vivere deve curare bene i suoi polmoni; fra questi, in particolare, gli spazi sociali.


Ho sempre rispettato chi sceglieva la via dei movimenti, dell'attivismo associativo, delle pratiche di mutualismo più colorate e anticonvenzionali. Non appartiene al mio modo di fare, ma lo rispetto e lo osservo ogni volta, per imparare qualcosa di buono. Ho creduto e credo, fra i sempre meno under 30 che frequentano una sezione di partito, che l'appartenenza a una comunità politica organizzata e generalista abbia ancora senso, se supportata da tre elementi: metodo di studio, cultura d'organizzazione, cultura di governo. Cosa facciamo, dunque, per praticare nel cambiamento questa cultura di governo, facendo sì che le nostre parole non siano “come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna”? Rispondiamo a questa domanda. 

Ettore Bucci

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